CULTURA

Una «ferita» che va interrogata, non solo in pandemia

L’ULTIMO NUMERO DELLA RIVISTA «PSICHE» DELLA SOCIETÀ PSICOANALITICA ITALIANA
ALESSANDRA PIGLIARUITALIA

Psiche dedica un numero monografico al tema della vulnerabilità (Il Mulino, pp. 283, euro 30), setacciando il plesso semantico intorno a un tema così caro al presente. Molte sono le parole splendenti su cui soffermarsi, a cominciare dal prezioso editoriale di Stefania Nicasi in cui si affaccia, tra le altre, Hilflosigkeit, «stato di impotenza» descritto da Freud tra pericolo e bisogno di essere amati e che si attaglia all’architettura pulsante della vulnerabilità da considerarsi non solo come necessità che inchioda al tempo che abitiamo bensì come significato che non accetta astrazioni per diffondersi nelle vite fin dal nostro arrivare al mondo. I titoli delle sezioni principali sono emblematici: dipendere, cambiare, ereditare, (s)paventare, condividere, cedere. L’infinito con cui si declinano le nervature della vulnerabilità è apertura esposta di un’esperienza inaggirabile. Paure, angosce, inquietudini vanno raccontate e prese sul serio; in forme di esistenza come quelle degli Hikikomori di cui parla Antonio Piotti fino ad arrivare alla fine del mondo di Alfredo Lambordazzi che scrive dell’attualità di Ernesto De Martino. Diverse sono le proposte critiche, per esempio nelle conversazioni tra Fakhry Davids e Virginia De Micco su vulnerabilità e violenza. Giuseppe Di Chiara e Cristina Saottini dialogano invece interrogando la rimozione della vulnerabilità che ricompare come paura misteriosa per poi riemergere talvolta come fobia, ma che vale la pena abbracciare soprattutto dinanzi alla deriva di onnipotenza delle moderne solitudini; in questa traiettoria è da intendersi la consegna, dolorosa e complessa, di Joshua Durban riguardo alcuni esempi di vulnerabilità infantile mentre Jean-Baptiste Dethieux offre la traiettoria dei corpi traumatizzati e la condizione di sconforto, con radici tuttavia più antiche tra bisogni e trascuratezza. Il posto delle scelte in adolescenza è invece ciò di cui discute Simona Pesce, Darwin Mervoglino si occupa delle sfide culturali della psicoanalisi e Maurizio Bettini interviene sul «complesso» della sterilità (maschile) raccontato attraverso la storia di Filaco, Ificlo e Melampo. Nel numero di Psiche spuntano ulteriori intersezioni con l’epigenetica nel contributo di Mariagrazia Portera e Mauro Mandrioli, con la resilienza nell’articolo di Bianca Bonato e Umberto Castiello, con il clima grazie all’intervento di Guido Visconti, con la poesia nella riflessione firmata da Monica Venturini, con la compassione, di Corrado e Chiara Rosso.
Si aprono delle brecce di imprevedibilità anche in ciò che ci abbandona, sembra spossessarci e non compiersi. La domanda sul presente che stiamo vivendo, talmente sfarinato e faticoso ma anche generativo, non può allora espungere il lavoro della vulnerabilità, nella sua natura relazionale e trasformativa.

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