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Ancora sulle facce da spaghetti e maccheroni

I bambini ci parlano
GIUSEPPE CALICETIITALIA

Oggi vorrei riprendere la nostra discussione che avevamo interrotto l’altro giorno sulla nostra mostra di facce da maccheroni che io e le maestre abbiamo appesi alle pareti.
«Noi le abbiamo chiamate facce da maccheroni perché sono state fatte tutte le facce con la pasta che abbiamo portato da casa». «Questo lo sapevo anche io!» «Perché ognuno ha fatto la sua faccia». «Maestro, ma noi non avevamo già fatto questa conversazione?».
Se mi fate parlare, vi spiego le domande di oggi. Parliamo sempre della nostra mostra, ma le domande sono altre: per esempio, che effetto vi fanno tutte insieme attaccate al muro?
«Bello!» «Per me stanno bene insieme perché un po’ sono diverse e un po’ si assomigliano. Anche perché la pasta che abbiamo usato è stata diversa. Io, per esempio…» «Be’, quello è logico. Ma non è solo per la pasta. Perché ognuno di noi ha fatto la sua faccia e allora è logico che ognuno di noi ha fatto una faccia da maccheroni diversa». «Anche perché poi anche le nostre facce vere sono tutte diverse». «A me fa un bell’effetto vederle tutte insieme». «Mi sembra che loro si guardano un po’. Sì, insomma, un po’ guardano noi e un po’ si guardano tra loro». «Allora guardano tutti quelli che entrano nella nostra aula». «Sì, infatti guardano un po’ tutti quelli che le guardano. Era quello che volevo dire. Però mi sembra che un po’ si guardano anche tra loro». «Io sono soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto perché la mia faccia mi piace tanto ma sono molto belle anche delle altre». «A me piace quella di G. con i capelli rossi. Cioè, con gli spaghetti rossi». «È come una squadra». «Sono un po’ come la nostra classe. Ci sono dei maschi e delle femmine». «A me sembra che sono abbastanza contenti di stare lì appesi a guardarci». «A me sembra che sono tutti amici».
Ma chi sono? Secondo voi chi sono queste facce di maccheroni…
«Sono delle persone». «Sono come delle persone, non sono delle persone». «No, sono solo delle facce». «È un’opera d’arte». «Sono delle facce fatte con la pasta». «A me sembrano amici». «Forse siamo noi? Sì, secondo me un po’ siamo noi perché poi un po’ somigliano a noi». «No, non è vero». «Alcune sì, altre no». «Quasi tutte non assomigliano a noi. A nessuno di noi». «Ma il maestro non aveva mica detto che dovevano assomigliare». «Per me sono la squadra di calcio dei maccheroni e degli spaghetti». «Sì, una squadra con dei maschi ma anche delle femmine che giocano insieme». «Sono personaggi della fantasia» «Quello fatto da S. mi sembra un personaggio che fanno vedere su You Tube».
«È vero! Anche io l’ho visto!» «Per me sono persone con cui puoi parlare. Anche se loro non parlano. Come degli amici della mente. Degli amici che ci puoi parlare con la mente, come le bambole». «Per me sono belli. Mi piacciono».
Mi dite secondo voi che sentimenti provano?
«Per me stanno bene. «Sono felici». «Si sentono belli perché li abbiamo curati noi con le nostre mani. Si sentono felici». «Sì, anche fortunati». Sono divertenti». «Nessuno è perfetto. Però stanno bene insieme». «Sono strani». «Somigliano a una classe ma non alla nostra classe, a un’altra». «No, somigliano a noi». «Somigliano alle faccine nei messaggi sui telefonini».
«È vero!» «Si chiamano emoticon». «Si sentono soddisfatti». «Per me sono orgogliosi di essere così come sono. Così come li abbiamo fatti». «Per me sono davvero felici di essere qui con noi. Nella nostra classe».
Qualcuno sa anche cosa pensano?
«Per me pensano: Come siamo belli!» «No, loro pensano: Come siamo gentili!» «Pensano che sono dei bravi bambini e bambine». «Pensano che sono amici tra di loro e vogliono giocare insieme e diventare sempre più amici». «Pensano che sono carini e sempre sorridenti».

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