COMMENTO

La sinistra non si costruisce in modalità online

Il Forum di D’Alema
LUCREZIA RICCHIUTI, FABIO VANDERITALIA

Dopo l’idea di una “rete ecosolidale”, dopo la discussione Bertinotti-Castellina se fosse giusto “sostituire la lotta di classe con l’ecologismo” o non piuttosto “aggregare il soggetto antagonista”, dopo la proposta di un nuovo “partito ecologista di sinistra”.
Dopo e da ultimo ecco l’ultima novità: il Forum di D’Alema, con la proposta di “un nuovo partito di sinistra”. E ne discute con Renzi, cioè con chi non solo nulla ha a che fare con la sinistra, ma è il responsabile dei due maggiori disastri politici del centro-sinistra degli ultimi anni: il referendum del dicembre 2016 e le elezioni politiche del 2018, che hanno definitivamente seppellito il partito democratico, consegnando l’Italia ai populisti e alla destra. Della serie “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
Non sorprende poi che i protagonisti del forum non condividano l’essenziale. D’Alema denuncia il “fallimento del neoliberismo”, Renzi lo difende e anzi sostiene che con Biden ha rivinto la Terza Via. E invece se Biden ha vinto, pure i democratici hanno perso seggi alla Camera proprio per tener dentro tutti. A Renzi ricordiamo che invece Ocasio Cortez e le altre tre deputate più di sinistra hanno vinto a man bassa .
Così Elly Schlein (tra i partecipanti al Forum)i dice di non voler entrare nel Pd (nel quale invece è diretto Speranza), ma Zingaretti ammonisce: “No a ingegnerie organizzative”. Come dire: niente nuovo partito, men che meno “di sinistra”. Tutt’al più un “campo progressista”, un campo largo ecc. Anche questa l’abbiamo già sentita.
Come si può immaginare un futuro politico per la sinistra e il centro-sinistra su queste basi? Il Corriere ha titolato ironicamente: “Una videochat riunisce la sinistra”, e in effetti ormai l’unità della sinistra si fa solo così, “da remoto” ovvero “da casa”. Il 12 dicembre è prevista una “cosa” dal titolo Equologica, nell’invito c’è scritto “per agire insieme. Online”. Agire online. C’è di che riflettere sul destino nostro, della politica, della democrazia. In questi stessi giorni anche il Forum Disuguaglianze/Diversità organizza incontri online di studio e approfondimento. Ma quando queste iniziative disparate proveranno a tornare sulla terra? Quando torneranno a parlarsi? Quando assumeranno come decisivo il momento politico, dell’organizzazione, della strategia?
Non diamo la colpa al virus, perché la ragione vera è quello che siamo diventati. La rete come surrogato della politica che non si è più capaci di immaginare e di fare. Era così da ben prima della pandemia. Politique d’abord, antica parola d’ordine della sinistra storica. Quella vera. Vale la pena riprenderla, per quello che significa e per la via che ci indica.
Noi non abbiamo alternative fantascientifiche da proporre. Se non un sano ritorno con i piedi per terra. Occorre una sinistra autonoma, organizzata, con una sua prospettiva di alternativa al capitalismo, insediata nella società e nei luoghi di lavoro. Capace di rappresentare i ceti più deboli, organizzarli intorno ad uno strumento quale quello previsto dall’articolo 49 della Costituzione; quindi né “campo progressista”, né “soggetto antagonista”. E poi ancora: partire dagli interessi, dai bisogni, dalle aspettative di donne ed uomini investiti, nei corpi e nelle vite, dal dramma della pandemia. Dramma al contempo sanitario, economico, esistenziale.
La copertina di Time dice tutto: 2020. The worst year ever.
Una crisi globale richiede una risposta globale. Cioè politica. E bisogna metterla in agenda. Come prima cosa.
Fa bene Norma Rangeri a denunciare l’incapacità del Pd a fungere da fulcro del quadro politico e della democrazia, con capigruppo che addirittura “tirano la corda per arrivare allo scontro finale” nella maggioranza, e un segretario debole.
Non possiamo dunque continuare a definire la nostra qualsiasi soggettività dalla distanza o meno dal Pd o dal governo in carica. Al contrario ripensare il nostro essere politico misuramdoci con la distanza dal paese reale che decide, oggi e sempre, del futuro della sinistra.

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