VISIONI

«Siamo Padroni di niente, precipitati in un oscuro baratro»

Il tour a maggio 2021: «Bisogna ripartire, altrimenti sarà un disastro»
STEFANO CRIPPAITALIA/ROMA

Otto pezzi, minimo apporto di elettronica e tutto suonato in diretta: «Pochi brani perché non è tempo di mettere dentro cose di cui non sei convinto. Potremmo salire sul palco e riprodurli in diretta senza problemi», spiega Fiorella Mannoia. Padroni di niente (SonyMusic/Legacy) è il nuovo disco, nato nei mesi del lockdown a marzo. La copertina è già emblematica del presente e delle sue cupe atmosfere, a ispirarla è il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich, con la differenza che il viandante di Friedrich è intento a guardare il mistero di un’orizzonte, mentre l’interprete romana osserva la città, l’umanità e tutto il bello e il brutto che ha costruito.
IL BRANO che apre e intitola l’album - scritto da Amara - getta quindi uno sguardo dolente sui nostri giorni: «Sì, così come siamo capaci di volare alto come essere umani, ci sono anche dei baratri in cui scendiamo. L’unica soluzione è cercare di cambiare quello che c’è intorno a noi e pian piano, se lo facessimo tutti, forse un cambiamento, un’onda si potrebbe mettere in moto. Ma ognuno deve fare la sua parte». Autori delle nuove generazioni - c’è anche Ultimo, erede diretto della scena romana, con la convincente Chissà da dove arriva una canzone e poi Edoardo Galletti, ma anche Cristicchi, Bungaro. Toni pacati in contrapposizione al suo essere militante e molto esplicita: «E continuo ad esserlo costantemente, ma questo album è nato a marzo, in quello specifico momento. E allora noi stavamo tutti un po’ sospesi pensando al senso della vita, a come ci siamo ritrovati e a dove stiamo andando. Dove parlavamo addirittura di un nuovo umanesimo e forse - come mai era successo - ci sentivamo gli uni connessi agli altri. Ora è tutto cambiato: siamo preoccupati del nostro futuro, costretti a scegliere tra salute e lavoro. Se l’avessi concepito ora sarebbe un’altra cosa. Ma non è un disco vecchio: i temi trattati nelle canzoni hanno una loro valenza indipendente dal momento storico in cui sono state scritte: Padroni di niente è attualissima, La gente parla riflette sui leoni da tastiera che congestionano la rete. E questo è un tema universale».
«SOLO UNA FIGLIA» - l’autrice è OLIVIA XX - prosegue la tradizione della canzone sospesa inaugurata con il precedente lavoro Personale, per dare una chance a giovani talenti. Il pezzo tiene insieme il dramma della violenza sulle donne e la tratta delle spose bambine: 2 milioni all’anno secondo l’ultimo rapporto Save the children, a cui se ne aggiungeranno 500 mila in più nel 2020 per colpa della pandemia: «Le protagonista sono entrambe adolescenti con due destini completamente diversi ma la sofferenza è la stessa: la prima deve combattere contro un padre violento, l’altra è costretta in un matrimonio imposto. Olivia mi ha detto che a ispirarla è stata un’immagine che aveva visto durante gli sbarchi: una giovane madre affogata con il figlio in braccio. Non ha un lieto fine e contravviene un po’ al respiro che tendo a dare alle canzoni che interpreto, cerco sempre di combattere e di lasciare spazio alla speranza. Lei mi ha spiegato - e convinto - che non era possibile: non sempre nella vita si vince. Bisogna anche raccontarla la verità fino in fondo, anche quando non ci piace».
IL LOCKDOWN ha messo in ginocchio il paese, il settore spettacolo ne paga conseguenze devastanti: «Qui c’è la percezione che la cultura sia un bene effimero, siamo ritornati al famoso ‘con la cultura non si mangia’ o forse siamo partiti da lì e non ci siamo mai fermati. Ricordo che qualcuno ha detto ’mangiatevi pane e Dante’, e questa deriva non l’abbiamo mai fermata. Quella frase di Conte e poi le affermazioni di Franceschini ci hanno fatto arrabbiare perché così si perde di vista il fatto che cinema, teatro, letteratura, musica anche quella che erroneamente viene chiamata leggera, hanno cambiato generazioni intere e le hanno segnate. Anch’io senza falsa modestia con le mie canzoni ho aiutato forse qualcuno a crescere, ragionare e a sviluppare un pensiero critico. È successo a me con De Andrè, De Gregori. Ma se facciamo passare il concetto che di noi si può fare a meno perché ci occupiamo di cose ludiche, stiamo dando un’immagine distorta e deleteria del settore. I primi a chiudere sono stati cinema, teatri e locali - quando era acclarato che lì non ci si contagiava. Vorrei far notare la manifestazione dei bauli in piazza, con quanta serietà rigore e senso del dovere hanno manifestato senza disordini, senza dire una parola. Hanno solo portato i loro bauli in piazza, i loro attrezzi del mestiere. Questa gente va tutelata, noi andiamo tutelati perché è molto pericoloso far passare il pensiero che della musica, del teatro e del cinema si possa fare a meno perché sono cose che non sono essenziali. Sono essenziali quanto il pane che mangiamo».
A MAGGIO, Fiorella ha in programma di portare il disco in tour nei teatri con 11 date già programmate (il 12 a Bologna, il 13 a Torino, il 15 a Mantova, il 18 ad Ancona, il 20 a Bari, il 22 a Napoli, il 23 a Roma, il 26 a Bergamo, il 28 a Bassano del Grappa (VI), il 29 a Brescia, il 31 a Milano). «Presto dire come sarà il live. Ma noi dobbiamo ripartire perché questo è l'unico modo per aiutare i lavoratori dello spettacolo. Magari anche con produzioni più scarne, ma ripartire. Dobbiamo rimettere in moto la macchina, altrimenti sarà un disastro».

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