VISIONI

Armageddon di ritmi senza confini di genere

GORILLAZ
CECILIA ERMINIITALIA

Nel corso dei 20 anni di storia dei Gorillaz, per citare McLuhan, il mezzo è sempre stato il messaggio. La band virtuale più famosa del pianeta infatti, nata nell’era post-Britpop, ha demolito ogni mitologia pop con dischi concettuali e auto-ironici. Incarnandosi in avatar cartoon, anche nei concerti 3-D, e rifiutando così il gioco dell’esposizione divistica e patinata. Ma Damon Albarn e soci hanno fatto molto di più. Esplorando ogni genere musicale e facendo convivere il punk rock con sfavillanti ballate per pianoforte e l’hip-hop con un’atmosfera malinconica post-rave tipicamente british. Non fa eccezione Song Machine: Season One - Strange Timez, il nuovo disco, che ancora una volta ribadisce quanto il formato di un album agisca solo come un ostacolo. Song Machine infatti nasce come colonna sonora di una web-serie animata, targata Gorillaz e lanciata a gennaio, in cui ogni «episodio» presenta una nuova canzone/video musicale.
IL PROGETTO si è ampliato successivamente, fino a raggiungere 8 brani ufficiali e la band, come sempre, ha fatto affidamento su una formula robusta, fatta di featuring da urlo, come nel precedente Humanz, e aggiungendo quell’atmosfera da Armageddon che li contraddistingue fin dalla nascita. Malcontento elettorale? Recessione? Isteria moderna? Una pandemia globale? I Gorillaz probabilmente hanno una canzone anche per questo. E le nuove tracce sembrano proprio dimostrarlo. Nella title track, Robert Smith dei Cure invita a «Combattere la guerra dei mondi/il mondo dei guanti chirurgici/il mondo assetato di candeggina». Mentre la potente performance del «peso massimo» del Mali Fatoumata Diawara domina il groovy fantasmatico di Désolé. Beck fa capolino, duettando con Albarn nella distopica e funky The Valley Of The Pagans mentre Sir Elton John, in The Pink Phantom, rivive la sua vita da «Rocket Man» duettando insieme al rapper 6lack. Aries invece è un omaggio perfetto ai New Order, anche perché troviamo proprio Peter Hook dei New Order al basso mentre, dulcis in fundo, svetta Momentary Bliss dove il giovane rapper politicamente radicale Slowthai e il duo punk Slaves salgono in pista, omaggiando lo ska bicolore degli Specials e dell’English Beat. Nel complesso, una giustapposizione elettrizzante che sancisce un prodotto musicale senza confini di genere, perfetto per i tempi moderni.

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