COMMENTO

Per Trump troppo tardi per rimediare

Presidenziali Usa
FABRIZIO TONELLOUSA

Spesso il linguaggio del corpo dice più delle parole, come si è potuto constatare anche del dibattito di martedì sera tra Donald Trump e Joe Biden. L’aggressivo, prepotente, dominatore Trump dei dibattiti precedenti ha cercato di mostrarsi calmo, spesso aprendo le braccia.
Con le palme delle mani rivolte verso la conduttrice del dibattito, come per dire: «Non è colpa mia».
Si parlava dell’epidemia, naturalmente, e Trump oscillava tra l’attribuire tutte le responsabilità alla Cina e il promettere il vaccino «tra un mese».
In un certo senso il secondo, e ultimo, dibattito dell’altroieri è stato simile al terzo dibattito del 2016 con Hillary Clinton. Anche allora Trump era indietro nei sondaggi e i suoi consiglieri gli avevano imposto di adottare un tono molto più contenuto rispetto ai dibattiti precedenti.
Una decisione inevitabile anche quest’anno dopo le reazioni negative degli spettatori alle continue interruzioni del presidente che il moderatore del primo dibattito non era riuscito a controllare.
Quattro anni fa Trump, ben consigliato da Steve Bannon, fu molto disciplinato nelle ultime due settimane di campagna elettorale, battendo incessantemente su pochi temi: i posti di lavoro perduti a causa della deindustrializzazione e la corruzione dell’establishment di Washington, rappresentato da Hillary. Fu sufficiente per prevalere sul filo di lana negli stati del Midwest decisivi per la vittoria nel collegio elettorale: Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.
Quest’anno i suoi collaboratori non sembrano all’altezza della sfida costituita da un’epidemia che, a ieri, aveva fatto oltre 223.000 morti negli Stati Uniti: un’ecatombe che Trump ha minimizzato per tutti questi mesi, rifutando di ammettere ogni responsabilità. Anche martedi sera è stato evasivo, rendendo più facile il compito di Biden, che ha continuato a martellare sul Covid-19, dicendo più volte: «Questo tizio non ha mai avuto un piano per combattere l’epidemia e non ce l’ha neanche adesso».
Conficcando l’ultimo chiodo nella bara del suo avversario, Biden ha ripetuto: «It will be a dark, dark winter», sarà un inverno molto buio, tragico.
Naturalmente, il vampiro Trump è perfettamente capace di saltare fuori dalla tomba e mordere ancora, dissanguando il popolo americano per altri quattro anni, ma in questo momento avrebbe davvero bisogno di potenti forze oscure per farcela. I sondaggi danno in vantaggio Biden da mesi e non solo a livello nazionale ma anche negli stati-chiave, quelli dove si decide la corsa elettorale: Michigan, Wisconsin, Florida. In Pennsylvania Biden sembra essere in testa con 7 punti percentuali di vantaggio. Il presidente rischia di perdere anche in stati tradizionalmente repubblicani come Iowa, North Carolina e Arizona. Potrebbe cadere perfino la roccaforte repubblicana del Texas. Insomma, Trump ha davvero bisogno di Belzebù per vincere anche questa volta.
Non bisogna però sottovalutare la consumata abilità dei repubblicani nei dirty tricks, nei giochi sporchi che più di una volta hanno permesso loro di rubare le elezioni, come avvenne nel 2000, quando Al Gore aveva chiaramente vinto, sia nel voto popolare che in Florida, ma le manovre del governatore repubblicano e della Corte Suprema controllata da giudici amici assegnarono la presidenza a George
W. Bush.
Inoltre, c’è il fattore entusiasmo che susciterà, lunedì prossimo, l’ingresso nella Corte Suprema di Amy Coney Barrett, il terzo giudice nominato da Trump nel corso del suo mandato. Il senato approverà la nomina il 26, creando una maggioranza di sei giudici conservatori contro tre: un successo quasi senza precedenti per i repubblicani. Molti elettori che non amano Trump potrebbero considerare questo un risultato talmente importante da perdonargli qualsiasi altra cosa. «Ha mantenuto le promesse» diranno gli evangelici, che non credono affatto alla fede del presidente e spesso ne sono addirittura disgustati, ma sono abbastanza cinici da guardare ai risultati, in particolare alla possibilità finalmente concreta di cancellare il diritto della donna all’interruzione della gravidanza.
Questo è uno scenario plausibile ma per Trump potrebbe essere troppo tardi: negli Stati Uniti si sta già votando. Decine di milioni di voti per posta sono già stati spediti e in alcuni stati, tra cui la Florida, si vota anche nei seggi. Il distacco tra i due candidati si ridurrà negli ultimi giorni e nelle ultime ore ma non abbastanza. Resta poi da vedere quali fuochi artificiali sparerà il peggiore presidente nella storia americana per mantenersi al potere ad ogni costo.

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