SOCIETA

Una Milano impaurita si prepara alla serrata

LOMBARDIA
ROBERTO MAGGIONIITALIA/lombardia

L'ordinanza Fontana-Speranza verrà firmata oggi e da domani la Lombardia sperimenterà il coprifuoco notturno di sei ore, dalle 23 alle 5, quando la stragrande maggioranza della popolazione dorme. Scienziati e medici del Cts lombardo chiedevano provvedimenti più severi, come il coprifuoco dalle 21 e la chiusura dei bar dalle 18 e per Milano, la grande malata lombarda, un mini-lockdown.
Come in un terribile film già visto la Lombardia è arrivata impreparata alla seconda ondata di Coronavirus e Fontana e Gallera, presidente e assessore alla sanità, sono nuovamente sotto accusa per la gestione della pandemia. Il sistema di tracciamento con i tamponi è in tilt, l'assistenza territoriale in affanno, i pronto soccorso intasati di malati Covid. Gli ospedali iniziano a rinviare le prestazioni non urgenti, ma complessivamente il sistema per ora regge, salterà se la curva dei ricoverati continuerà a salire alla velocità degli ultimi dieci giorni. Dagli scienziati ai medici, alle categorie produttive, ai partiti d'opposizione, ma soprattutto dai lombardi in coda per un tampone o in attesa di una comunicazione dall'azienda sanitaria locale, l'appello è unanime: cosa sta facendo ora la giunta Fontana per correggere gli errori e rafforzare il sistema sanitario? Cosa sta facendo in più rispetto a settembre, quando la situazione era sotto controllo, per garantire assistenza a tutti i cittadini? «Se l'Ats di Milano non riesce a tracciare e dice a chi sa di essere un contatto stretto di un positivo di restare a casa si crea un problema» incalza il vicepresidente del consiglio regionale Carlo Borghetti, del Pd. «O la Regione e gli enti competenti trovano il modo di giustificare l’assenza sul lavoro di queste persone, o queste persone saranno punite con assenza ingiustificata dal lavoro, oppure andranno comunque al lavoro col rischio di contagiare i colleghi in caso fossero positive».
Sempre dal Pd regionale Pietro Bussolati e Paola Bocci dicono che «prevedere un coprifuoco non è una soluzione sufficiente, bisogna mettere in atto altri strumenti capaci di tenere insieme più fattori». Quali? «Destinare risorse al potenziamento delle infrastrutture digitali, sostenere lo smart workin riformulando gli orari, potenziare la medicina territoriale, introdurre e finanziare tracciamenti di facile accesso e con esito immediato».
La consigliera dei Lombardi Civici Elisabetta Strada si chiede che fine abbiano fatto i fondi raccolti a marzo e aprile. «Durante la prima ondata la regione e gli ospedali hanno ricevuto oltre 109 milioni di euro in donazioni. La regione sta investendo e utilizzando questi fondi per fare gli interventi strutturali e gli strumenti necessari per la riqualificazione delle strutture?». Michele Usuelli di +Europa, che di mestiere è medico, è molto netto: «La limitazione della nostra libertà personale in Lombardia è necessaria perché siamo governati da degli incompetenti. Non hanno capacità di prevenire, programmare, ascoltare. Male sui vaccini antinfluenzali, sbagliato il protocollo diagnostico nelle scuole, ultimi sui test rapidi, da terzo mondo il sistema con cui un medico deve cercare i posti letto per trasferire i pazienti quando il reparto è pieno, completamente sotto organico il numero di operatori dedicati al tracciamento». Persino una persona solitamente lontana dalle polemiche come il viceministro dell'economia Antonio Misiani ha detto sconsolato: «Come bergamasco e lombardo sono sconfortato della situazione in Lombardia. Anche la vicenda del vaccino antinfluenzale che non c'è, e quello che è stato preso è stato strapagato, è una vicenda che lascia sconcertati. È giusto dire che le terapie intensive in Lombardia erano 983 una settimana fa contro un obiettivo minimo di 1446. Chi deve spiegare, spiegasse ai cittadini lombardi perché sono 983 contro 1446».
C'è poi il caso Milano dove anche ieri i nuovi positivi sono stati 1.054 considerando tutta la provincia, 515 in città. Il coprifuoco «non è sufficiente per Milano« ha detto il virologo e membro del Cts lombardo Fabrizio Pregliasco. La città che non si ferma mai è incompatibile con questa velocità di diffusione del Coronavirus. «Per la densità di popolazione, gli interscambi lavorativi, i contatti legati alla tipologia abitativa, sicuramente Milano è un malato più grave» ha detto ancora Pregliasco intervistato a Radio Popolare. Ora si attenderanno gli effetti di questa ordinanza, anche se bisognerà aspettare una decina di giorni. La sensazione di molti è che Milano stia andando verso un lockdown della paura fatto dai cittadini prima ancora che imposto dalle autorità. Chi ha girato ieri per Milano ha visto una città un po' meno frequentata dei giorni scorsi. «A pranzo ho avuto la metà dei clienti» dice un barista di una zona di Milano molto frequentata dai 30/40enni. Anche l'aperitivo è stato meno frequentato del solito. Ma c'è anche un altro autoisolamento, quello prodotto dal Covid stesso: tutti conoscono almeno una persona in isolamento fiduciario perché contatto diretto di un positivo oppure a casa con la febbre senza sapere se ha il Covid o no. Anche questo un film che la Lombardia ha già visto.

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