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Gli amori «bianchi»e la violenza sulle donne

Verità nascoste
SARANTIS THANOPULOS, NINA DI MAIOITALIA

Nina di Maio: «Nel 2001 avevo girato un film che parla della solitudine emotiva delle donne, si chiamava L’inverno, interpretato da Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni e Yorgo Voyagis. Il film parlava della mancanza di comunicazione tra l’uomo e la donna, di amori “bianchi “, di figli che non nascono come in Nodi, il libro di Laing lo psichiatra scozzese che scrisse estesamente sulla malattia mentale, in particolare sulla psicosi. Le opinioni di Laing sulle cause e il trattamento di importanti disfunzioni mentali furono influenzate dalla filosofia esistenzialista. In controtendenza all’ortodossia psichiatrica del tempo, Laing considerava l’emozionalità espressa dal paziente una descrizione valida di esperienza vissuta più che semplicisticamente una sintomatologia di un qualche disordine separato o soggiacente. Veniva associato al movimento anti-psichiatrico, sebbene ne rifiutasse l’etichetta. Ma ora la difficoltà di comunicazione tra l’uomo e la donna e gli amori bianchi sfociano spesso nella violenza di genere (peggiorata durante la pandemia). Credi che servano consultori per gli uomini che commettono violenza? Esistono farmaci che possono aiutare?
Ne I monologhi della vagina - Eve Ensler scrive “Lentamente compresi come nulla fosse più importante del porre fine alla violenza nei confronti delle donne, che in verità la dissacrazione delle donne rivelava il fallimento degli esseri umani nell’onorare e proteggere la vita; e questo fallimento, se non l’avessimo rettificato, avrebbe significato la fine di tutti noi. Non penso di essere estremista. Quando si violentano, picchiano, storpiano, mutilano, bruciano, seppelliscono, terrorizzano le donne, si distrugge l’energia essenziale della vita su questo pianeta. Si forza quanto è nato per essere aperto, fiducioso, caloroso, creativo e vivo a essere piegato, sterile e domato. (p. 124)”. Ti trovi?».
Sarantis Thanopulos: «Un film bello e vero il tuo Nina. Spero che torniamo a vedere la sincerità del tuo sguardo dietro la macchina da presa. Gli amori “bianchi” per assenza di una reale comunicazione e compenetrazione tra gli amanti, anche quando la sessualità è apparentemente presente, e i figli che, pur essendo partoriti, non nascono davvero alla vita (perché sono affettivamente sradicati, apolidi), sono espressione di una violenza psichica anonima che non si vede, non fa rumore, non odora. Sono il prodotto di una violenta repressione della femminilità nell’uomo e nella donna. Quando la violenza esplode in modo fisico, perché la dissoluzione di un reale scambio affettivo e erotico fa implodere la struttura familiare, ne pagano il prezzo i soggetti che sono meno difesi e meno compressi psichicamente: i bambini nella relazione genitori-figli e le donne nella relazione coniugale. Sotto forma di maltrattamenti subiti (fino all’omicidio) o di atti di autolesionismo.
Laing ha colto bene la distinzione tra un malessere asintomatico, finché non esplode distruttivamente, che nasce da una necrosi psichica, e una “emozionalità” destrutturata e destrutturante, il cui nesso con un disagio psichico sottostante le assegna valore di sintomo, ma che, in realtà, è l’unica forma di vera esperienza vissuta a cui il soggetto può accedere, rappresenta un’espressione di vita. Nel femminicidio è in gioco la silenziosa devastante necrosi psichica e non il disordine emotivo. Nel passo di Eve Ensler da te citato, la cui lucidità rende superfluo ogni commento, colpisce il fatto che ella sente la necessità di difendersi dall’essere considerata “estremista”. Il terrorismo mentale che soffoca il pensiero schietto, costringe le donne a giustificarsi del fatto di pensare. L’idea di una cura farmacologica degli uomini violenti fa parte di questo terrorismo. I consultori possono, invece, funzionare se non inseguono la rieducazione, ma aiutano a decongelare le emozioni».

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