INTERNAZIONALE

L’ombra del militarismo sull’omicidio Paciolla

COLOMBIA
GIANPAOLO CONTESTABILE, SIMONE SCAFFIDICOLOMBIA/SAN VICENTE DE CAGUÁN

Ancora silenzio da parte dell’Onu dopo più di un mese e mezzo dall’omicidio di Mario Paciolla. Se non fosse stato per i familiari, per la sua amica e giornalista Claudia Duque e le inchieste indipendenti , il caso sarebbe rimasto archiviato come suicidio. Le verità emerse da questo sforzo collettivo hanno demolito la tesi della polizia colombiana, fin da subito accolta dalle Nazioni unite che hanno sbrigativamente comunicato alla famiglia che Mario si era tolto la vita.
LA MAGISTRATURA colombiana ha insistito per ricevere il via libera per poter interrogare i membri dello staff della Missione di Verifica delle Nazioni unite che godono dell’immunità funzionale. L’ambasciatrice italiana all’Onu Mariangela Zappia, intervistata da Il Mattino, ha lamentato la mancata collaborazione: i funzionari Onu «ancora non si sono resi disponibili a essere interrogati».
E aumentano le ombre intorno al responsabile della sicurezza della Missione, Christian Thompson, secondo la ricostruzione di Duque, in comunicazione con Mario poco prima della sua morte e il primo a presentarsi sulla scena del crimine compromettendola gravemente. Thompson è un sottufficiale dell’esercito colombiano con una formazione di prim’ordine nell’ambito della gestione della sicurezza privata e della diplomazia militare. La Missione dell’Onu a San Vicente del Caguán, dove stava lavorando ed è stato ucciso Paciolla, si occupa di verificare la messa in vigore degli Accordi di pace tra il governo colombiano e le Farc, partito legale dopo aver consegnato le armi nel 2016. Le forze armate colombiane sono state l’attore principale della guerra alle Farc nella quale hanno implementato una violenza sistematica contro i gruppi guerriglieri e spesso anche contro civili e attivisti per i diritti umani.
IL FATTO CHE a un sottoufficiale dell’esercito sia affidata la responsabilità della sicurezza della Missione che si occupa di verificare il reintegro pacifico degli ex guerriglieri nella società colombiana può sollevare dei dubbi sull’imparzialità di tale processo. Contraddizioni, come riportato da Claudia Duque, sollevate anche da Mario Paciolla. Prima di lavorare con l’Onu Thompson si occupava di sicurezza per un progetto di Usaid, l’Agenzia degli Stati uniti per lo Sviluppo internazionale in Colombia, considerata un attore che favorisce l’espansione dell’ingerenza statunitense in America latina e che non a caso è stata coinvolta in scandali legati allo spionaggio di alcuni governi latinoamericani.
NEL SUO PROFILO compaiono anche altri incarichi nella gestione della sicurezza di imprese private tra cui la Fidelity Security Company: Thompson garantiva ai clienti del settore minerario ed energetico la risoluzione di problemi logistici, tra cui le opposizioni ai progetti da parte delle comunità locali. La commistione tra militari ed estrattivismo non è una novità in Colombia dove nel 2018 sono stati creati dei battaglioni armati che si occupano di proteggere il settore energetico e minerario e che garantiscono l’estrazione di materie prime alle multinazionali che depredano i territori. Proprio a San Vicente del Caguán sono state assegnate 22 licenze petrolifere che permettono alle imprese di estrarre sotto la protezione dell’esercito. La militarizzazione della zona sembra favorire gli interessi di gruppi imprenditoriali legali e illegali per la vasta quantità di risorse idriche, minerarie e l’accesso alla regione amazzonica.
Viene da chiedersi come sia possibile che un militare con la preparazione di Thompson abbia potuto commettere un errore così grossolano compromettendo la scena del crimine ed entrando in possesso del computer e del cellulare usati da Mario. Secondo Anna Motta, le ragioni della preoccupazione di suo figlio nei giorni antecedenti alla morte andrebbero ricercate proprio in quei dispositivi.

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