POLITICA

Braccianti indiani in sciopero contro AgriLatina

CONDIZIONI DI LAVORO INDECENTI NELL’AGRO PONTINO
MARCO OMIZZOLOITALIA/LATINA

Essere migranti e lavorare anche 12 ore al giorno nelle campagne italiane nella raccolta dell’ortofrutta significa essere sfruttati in modo indecente e subire spesso gravi incidenti sul lavoro. Emblema di questo sistema, ancora una volta, la provincia di Latina. A farne le spese è Amrinder Singh, indiano di 32 anni che sabato 22 agosto lavorava nelle campagne pontine per AgriLatina, una delle aziende a produzione biodinamica e a chilometro zero più importanti d’Italia.
Amrinder era impiegato sin dalle prime luci dell’alba sopra una serra, a una altezza di circa quattro metri, sotto il sole agostano, insieme ad alcuni suoi connazionali. Spesso i lavoratori indiani vengono impiegati senza alcun genere di protezione in opere di manutenzione delle serre come il lavaggio dei teli. Cadere in questo modo è particolarmente facile e le lesioni che si riportano possono essere molto gravi.
«Amrinder è stato trattato come una scarpa vecchia. Noi lavoratori facciamo la ricchezza dei padroni e veniamo sfruttati e maltrattati ogni giorno», dichiara un lavoratore indiano che da anni combatte contro lo sfruttamento e il caporalato dei lavoratori immigrati dell’Agro Pontino.
Anche in questo caso, secondo la ricostruzione dei lavoratori, Amrinder sarebbe stato sprovvisto di qualunque sistema di sicurezza volto a garantirne l’incolumità. Probabilmente a causa del caldo e della fatica, perde l’equilibro e cade in terra, insieme a un suo connazionale. Il colpo è durissimo e gli procura la rottura di alcuni anelli della colonna vertebrale e varie contusioni. Ha appena la forza per chiamare al telefono alcuni suoi connazionali, raccontare quanto accaduto e chiedere aiuto. «È stato soccorso dai capi italiani che lo dovevano portare in ospedale e invece lo hanno abbandonato come un animale morto in un campo di patate a circa sette chilometri dal luogo dell’incidente. È giusto tutto questo?», dichiara il fratello in un italiano perfetto. Tutti i suoi compagni di lavoro, infatti, aspettavano Amrinder davanti l’ospedale civile di Latina e invece lo ritrovano in un campo agricolo distante dal luogo dell’incidente e lì abbandonato in attesa dei soccorsi. «I capi hanno cercato di nascondere l’incidente, lasciandolo agonizzante in terra» dichiara ancora il fratello. Appena arrivati i soccorsi, Amrinder è stato portato in codice rosso all’ospedale civile di Latina.
Intanto i lavoratori indiani, per protesta, hanno deciso di organizzarsi in presidio permanente. Sono forse definitivamente passati gli anni in cui subivano in silenzio la violenza imposta da un sistema criminale che si fonda sul loro sfruttamento e sulla complicità di tanti imprenditori, agenti della grande distribuzione, mafiosi, caporali e vari liberi professionisti. «Siamo pronti a scioperare. Dobbiamo lottare e denunciare tutte le volte che i padroni ci trattano come pecore. Abbiamo indetto una riunione per decidere insieme se organizzare uno sciopero in azienda» afferma un altro lavoratore indiano che in passato ha denunciato per sfruttamento e caporalato un’altra importante azienda agricola di Latina.
Ieri mattina circa 40 lavoratori indiani si sono riuniti in presidio dentro l’azienda AgriLatina per chiedere verità e giustizia per il loro compagno di lavoro. La protesta è continuata fuori i cancelli per circa due ore ed è stata registrata dai lavoratori mediante cellulare per diffondere la notizia il più possibile.
«Non è la prima volta che accade un episodio così grave in questa provincia. Come Cgil siamo in prima fila contro ogni forma di illegalità subita dai lavoratori indiani e per questo dobbiamo lavorare insieme ai braccianti indiani per garantire sicurezza, legalità e regolarità contrattuale a tutti i lavoratori, nessuno escluso» afferma Dario D’Arcangelis, responsabile legalità Cgil di Frosinone e Latina. Harbhajan Ghuman, collaboratore del centro studi Tempi Moderni e da anni in lotta contro lo sfruttamento dei braccianti nell’Agro Pontino, ricorda il caso di un suo connazionale che a causa di un grave incidente sul lavoro in una azienda agricola, dopo aver sbattuto la testa ed essere finito in coma, è stato abbandonato dal padrone sul ciglio di una strada pubblica. Lo stesso, ricorda Harbhajan, vale per i molti incidenti, spesso mortali, che accadono lungo le varie migliare pontine, la Flacca e la strada statale 148, a danno dei suoi connazionali mentre si dirigono o tornano dal lavoro. E ogni volta il silenzio, il tentativo di nascondere tutto da parte di padroni e caporali, le speculazioni tentate da avvocati italiani e procacciatori d’affari indiani che cercano di appropriarsi del risarcimento danni che spetterebbe al lavoratore infortunato. Ora lo sciopero contro questo sistema criminale.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it