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LE LETTERE

AA. VV.ITALIA

Beirut, una tragedia mediorientale ma che riguarda ogni scalo e porto
Nitrato d’ammonio come a Beirut, una tragedia per la quale la popolazione di quella città martoriata merita tutto il nostro affetto. Ma anche gas compressi depositati o trasportati da autobotti o treni, materiali esplosivi, sostanze fortemente infiammabili o inquinanti. Un pericolo costante anche per i nostri centri abitati vicini alle zone industriali, agli scali ferroviari, alle autostrade, alle tangenziali, agli impianti portuali, ai depositi di materiali esplosivi. Esistono piani di sicurezza e di interventi nell’emergenza per la popolazione - e anche per i lavoratori? Esistono norme che fissano la distanza fra situazioni di pericolo ed aree abitate? Si parlano Comuni, Prefetture, Vigili del Fuoco, Spisal? Ci sono norme per controlli periodici, percorsi obbligatori, notifiche alle autorità? E - come per moltissimi altri temi - si pensa ad una gestione a livello internazionale, ad esempio per le navi, che sia tutela della salute e della vita tanto per i marittimi quanto per i residenti e i visitatori delle località rivierasche?
Lorenzo Picunio


Hiroshima e Nagasaki, nessun colpevole, anzi...
Sono passati 75 anni dal giorno che l’umanità vide l’Apocalisse. Hiroshima venne polverizzata in un attimo, si stima che morirono all’istante 60mila esseri umani, poi diventati 140mila per gli effetti delle radiazioni. Tre giorni dopo la stessa Apocalisse si abbatté su Nagasaki, anche lì decine di migliaia di vittime. Sono passati tre quarti di secolo, ma quei morti ancora non possono "riposare in pace", quel bombardamento dissennato e indiscriminato, che ha deliberatamente ucciso uomini, donne, vecchi e bambini è un crimine di guerra che non è stato condannato e nemmeno processato. Sarebbe giunto il momento, che tutti quei poveri morti abbiano la giustizia che meritano, davanti alla Storia e all’Umanità intera, non è assolutamente giusto che, siccome a compierlo sono stati gli Stati Uniti d’America, nessun tribunale sia stato, finora, istituito per giudicare un’atrocità simile.
Mauro Chiostri


Progettiamo il domani
Caro manifesto, la necessità di adottare un nuovo paradigma socio-economico, alternativo al modello corrente neoliberista, è sempre più impellente:
1. Sfruttiamo più risorse di quanto la Terra possa offrire (nel 2019 l’overshoot day è anticipato al 19 luglio!); 2. il pianeta è sfigurato dall’antropizzazione dilagante; 3. l’eccessivo rilascio di gas serra sta inducendo rilevanti cambiamenti climatici; 4. la quota di lavoro umano necessaria è rapidamente erosa dal poderoso sviluppo di intelligenza artificiale e robot; 5. capitalismo e neoliberismo sono oramai entrati in una crisi sistemica causata dalla finitezza del Pianeta e delle sue risorse, solo ritardata dall’economia del debito. Nel progettare un nuovo paradigma si dovrebbe tener conto che: A) fissato una soglia minima alla qualità di vita da garantire ad ogni essere umano, esiste un limite alla popolazione umana per mantenere l’overshoot day oltre la fine dell’anno; B) per non alterare la biosfera, l’antropizzazione deve essere limitata ad una frazione della superficie terrestre e la maggior parte dell’energia deve essere ottenuta da fonti rinnovabili; C) la logica del profitto, che soggiace a capitalismo e neoliberismo, non è compatibile né al regime stazionario richiesto dalla finitezza del pianeta, né alla drastica riduzione dell’ammontare della quota di lavoro umano necessario. Purtroppo la classe politica (anche di “sinistra”) non sembra cogliere la gravità della situazione, rimanendo ostaggio del mito della “crescita” e del “lavoro” stile vecchio millennio. Sarebbe invece necessario adoperarsi per progettare un paradigma socio-economico alternativo per poi avere il coraggio e la lucidità politica di intraprendere i primi passi realizzativi.
Marco Montecchi, Fisico ricercatore presso ENEA


Il ponte di Genova: dalla morte alla rinascita?
Certo, gloria ai 1187 operai che lavorando notte e giorno per 447 giorni, e durante il lockdown per far rialzare il nuovo ponte e la testa a Genova, e gloria ai 400 pompieri impegnati tra le macerie a salvare eventuali feriti. Ma come dimenticare i 43 morti uccisi dalle arpie, quelle creature mostruose del capitalismo rampante sempre alla ricerca del massimo profitto? (...) Quando verranno risarcite le vittime, i loro familiari e gli sfollati? Quando verrà cancellata la vergogna di un Paese ex 5° Potenza nel Mondo che nel 2018 fa crollare un ponte come il Morandi? No, non ci sarà rinascita finchénon pagheranno i responsabili de lla strage, che non è stata causata dal destino cinico e baro, ma da assassini che hanno preso i soldi degli utenti senza fare la manutenzione.
Umberto Franchi

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