VISIONI

Dal mainstream all’hard bop, la scelta jazz di Ancona

MUSICA
GUIDO MICHELONEITALIA/ancona

L’estate festivaliera torna pian piano a riprendere gli spazi abituali, soprattutto per ciò che riguarda il jazz - ormai da mezzo secolo protagonista tra mari e monti del Belpaese - a cominciare da Ancona, dove dal 1973 ininterrottamente, grazie al costante lavoro di Giorgio Di Napoli e Massimo Tarabelli di Spaziomusica, si svolgono concerti, stage, dibattiti, presentazioni di libri sulla musica afroamericana, giostrando dal mainstream all’hard bop, non senza riservare uno sguardo attento ai giovani, ai progetti, alla sperimentazione e alla contemporaneità. Il Summer Festival dell’Ancona Jazz 2020 si svolge in particolare nella splendida cornice della settecentesca Mole Vanvitelliana, in origine Lazzaretto, poi deposito di tabacchi e ora in corso di recupero per trasformarla in sede multidisciplinare di musei, gallerie, auditorium, laboratori, botteghe artigianali. La kermesse quest’anno si estende dai primi di luglio a ferragosto, anche se il clou riguarda i quattro intensi giorni dal 16 al 19 correnti, ricchi di tributi «storici» con quattro conferenze e altrettanti recital.
DOPO LA PRESENTAZIONE dei libri Arcana con i due direttori del festival, il sipario si apre con un omaggio a Charlie Parker, nel centenario della nascita, dei Bird@100 Supersax; celebrazione particolarissima per due evidenti ragioni: da un lato la band rimanda ai Supersax di Med Flory, spettacolare formazione che, durante i Seventies, riprende temi e assolo parkeriani armonizzandoli per la sezione di ance; dall’altro a guidare, oltre la ritmica, cinque giovani saxmen cresciuti in seno alle iniziative della città marchigiana, c’è il trombonista Massimo Morganti che ben si integra in un set calamitante applausi a scena aperta.
Ovazioni a tutti, al leader e alla giovane ospite Sophia Tomelleri tenorista vincitrice del Concorso Massimo Urbani (dedicato alla sfortunato jazzista, forse il più parkeriano nella moderna scena europea). In effetti i nuovi arrangiamenti dei Supersax italiani sembrano voler ricordare che nei combo birdiani, oltre il contralto e la tromba di Dizzy Gillespie, la front line si completava grazie al deciso apporto del grande trombonista Jay Jay Johnson. Ad Ancona, le poche frasi commosse di Morganti in apertura, visibilmente emozionato per il ritorno ‘dal vivo’ dopo quattro mesi, riassumono bene il pensiero di chi, nella musica e nello spettacolo, lavora, suonando, organizzando, allestendo, stando dietro le quinte.
IL RESTO è palpabile nella pur splendida scenografica architettonica, tra mascherine, amuchina, saluti furtivi, letture ad alta voce di regole comportamentali, mentre il distanziamento sociale fa apparire il pubblico quantitavimente minoritario dentro un perimetro immenso, spropositato nel collocare le sedie da usare.
Ma il gruppo dal palco non impiega molto a scaldare i cuori, mentre una bella audience infragenerazionale alla fine, dopo ben due ore di show, chiede ancora i bis in segno di stima e affetto. Lo stesso dicasi il giorno successivo, dopo la magistrale lezione del professor Francesco Martinelli su Dexter Gordon, con il saluto in remoto della vedova Maxime Gordon dagli States: a omaggiare il bopper, lo Stefano Bedetti Quartet con Flavio Boltro ospite; i due, anziché tributi filologici, si divertono a improvvisare sui temi originali (complice la virtuosa Francesca Tandoj al pianoforte) fino a qualche magistrale svolazzo free.
Tra domani e martedì ulteriori sorprese, con la musicologa polacca Meri Zimny e il decano dei critici Adriano Mazzoletti, con Fabrizio Bosso e Julian Olivier Mazzariello in duo e con il Silvia Manco Trio per il songbook di Blossom Dearie.

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