«Heineken in Africa - La miniera d’oro di una multinazionale europea» (add editore, pp. 331, euro 16) racconta come uno a caso tra i giganti mondiali dell’industria della birra abbia lucrato su qualsiasi cosa, forza lavoro, produzione agricola, diritti, conflitti armati, seminando corruzione, evasione fiscale, problemi sanitari e promesse da marinai sullo sviluppo che le fabbriche avrebbero portato - come le fandonie di Leopoldo II - pur di realizzare profitti sfrenati. In Congo Heineken resiste da 80 anni a tutti i rovesci con audaci resilienze. Il marchio della mitica filiale Bralima campeggia sulle facciate delle scuole e dei commissariati. Gli interessi del colosso olandese, rappresentati dal suo «braccio africano», la belga Ibecor, hanno sempre interagito in modo spregiudicato con la storia turbolenta del paese. Ma nel lavoro di Olivier Van Beemen il Congo è solo un eclatante frammento del desolante mosaico che il giornalista ha ricostruito muovendosi tra i vari paradisi africani della birra, nei meandri di una giungla commerciale senza morale. Questa nuova edizione è uscita a febbraio ma funziona meglio ora che il caldo rende a molti inevitabile il piacere di una birra ghiacciata, come monito al consumo responsabile.
m. bo.