POLITICA

«Un consiglio di esperti per orientare le strategie delle società pubbliche»

IL RAPPORTO DEL FORUM DISUGUAGLIANZE
MASSIMO FRANCHIITALIA/ROMA

Già mettere assieme buona parte dei principali manager pubblici per parlare di strategie comuni sarebbe stato un successo. Riuscire perfino a presentare un progetto per orientare il loro operato verso l’innovazione e il Green new deal discutendone e prendendo impegni con il ministro dell’Economia è un passo da gigante sulla strada di un ruolo statale propositivo in tutta l’economia. L’impresa è del Forum Disuguaglianze guidato da Fabrizio Barca che ieri mattina ha presentato il suo rapporto «Missioni strategiche per le imprese pubbliche italiane». La commissione - composta anche dagli economisti Giovanni Dosi, Simone Gasperin, Edoardo Reviglio, Andrea Roventini, dai professori di diritto Federico Maria Mucciarelli e Francesco Vella e dal vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini - ha messo assieme in 54 pagine una proposta pragmatica ed avanzata per far dialogare manager pubblici e governo, orientando la loro azione su scelte strategiche da perseguire.
Uscendo dallo stucchevole e infinito dibattito che parte sempre con «Ma volete rifare l’Iri?», il Forum Diseguaglianze propone «la definizione di missioni strategiche di lungo periodo della durata minima di cinque anni (e qua le battute sul piano quinquennale si sono sprecate, ndr) in capo alle imprese pubbliche». Per farlo si propone «la costituzione di un Consiglio degli Esperti di 15 personalità» gestito e nominato in modo «trasparente» dal ministero dell’Economia.
I primi sei «esempi di missioni strategiche» sono: sistema integrato di filiere produttive: trasformazione digitale di Pa e imprese; impianti eolici offshore; transizione verso l’idrogeno; retrofit energetico del patrimonio edilizio; partecipazione strategica dei lavoratori.
Un progetto partito intervistando i manager pubblici, alcuni dei quali hanno commentato a caldo il rapporto. Francesco Caio, appena nominato presidente Alitalia è stato il più entusiasta: «Lo stato può essere il direttore d’orchestra dell’innovazione su mobilità, salute e digitalizzazione». Per l’ad di Poste Matteo Del Fante «arrivare alla formazione di un consiglio di esperti sarebbe un grande risultato».
Alessandro Profumo, ad di Leonardo invece mette le mani avanti sul «comitato di esperti: citando il codice civile, vede il rischio di «collidere con l’autonomia gestionale in capo ai cda delle società». Valentina Bosetti, presidente di Terna ha citato «il Piano nazionale per l’energia e il clima come esempio di condivisione, pensa comunque che «gli esperti debbano tracciare le possibili strade, lasciando alla politica decidere quale scegliere. Francesca Bria, presidente del Fondo nazionale innovazione di Cdp ha sottolineato il ritardo delle società italiane ad investire in innovazione. Nelle conclusioni ecumeniche il ministro Gualtieri ha lodato il modello italiano di equilibrio tra «controllo pubblico e autonomia gestionale», ha detto di guardare a una «missione strategica collettiva», avere «periodicamente occasioni di colloquio», ma «senza impatto nella gestione autonoma del management e dei cda».

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