VISIONI

Da Brunelleschi alle nuove trasparenze del Reichstag

SKY ARTE, STASERA ALLE 21,15
ARIANNA DI GENOVA ITALIA

Quali sfide si consumano sui cieli delle grandi città, lì dove le cupole bucano le nuvole, aggirando le leggi della fisica con leggerezza? È la domanda a cui prova a rispondere il documentario in due puntate Brunelleschi e le grandi cupole del mondo (Sky Arts Production Hub, realizzato da 3D), con la regia di Claudio Poli, di cui va in onda stasera alle 21.15 su Sky Arte - e in streaming su Now tv - il «secondo episodio».
Il racconto segue le vicende dell’artista inglese Luke Jerram, a cui l’emittente ha commissionato una cupola contemporanea, Palm Temple, con l’obiettivo di far scoprire da vicino questa forma ancestrale, celebrando il genio rinascimentale di Brunelleschi (l’installazione site specific era a Coal Drops Yard di King’s Cross, a Londra). «Per la sua realizzazione mi sono ispirato alle vetrate e ai campanili del Duomo di Firenze», ha confessato Jerram.
Con un occhio rivolto a Brunelleschi e ai fiorentini, che seicento anni fa consegnarono la loro immagine di umanisti a quella struttura perfetta, nel film architetti di diverse culture cercano di cogliere la sua essenza magica. Punto di partenza sono gli affreschi all’interno della cupola di Brunelleschi (firmati da Giorgio Vasari e Federico Zuccari), dedicati al tema del Giudizio universale. Un esempio di «lettura» non solo devozionale ma anche spettacolare, che trasforma l’architettura in una prodigiosa macchina di comunicazione per immagini.
QUESTA SECONDA puntata segue poi le evoluzioni tecniche e culturali di quel sistema di copertura e rivisita la cupola geodetica di Richard Buckminster Fuller. Dopo aver narrato la sua affascinante storia, si passa alla cupola che «contiene in sé» i cambiamenti climatici che investono il pianeta e le possibili soluzioni al problema: l’Eden Project, in Cornovaglia. Sotto le volte ispirate a Buckminster Fuller, piante rare vengono protette e fatte crescere, prefigurando un futuro affidato alla biodiversità.
Infine, un focus su Norman Foster, il più acuto allievo di Richard Buckminster Fuller, protagonista della reinvenzione trasparente (significato anche politico) del Reichstag di Berlino, vincendo il concorso nel 1993. «L'approccio più semplice sarebbe stato quello di sventrare il Reichstag e inserire un moderno edificio al posto del tessuto esistente, risalente in parte al XIX secolo e in parte agli anni '60. Ma più approfondivamo la conoscenza dell'edificio, più ci rendevamo conto che la storia risuonava ancora in modo potente al suo interno e che non potevamo eliminarlo»
a. di ge.

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