POLITICA

Ripartenza: termoscanner, mascherine e ultimi dubbi

Cabina di regia rinviata a oggi. Sul tavolo anche le riaperture variabili previste domani
MARIO PIERROITALIA

Il conto alla rovescia verso il 4 maggio, giorno in cui sarà dichiarata una «riapertura» condizionata del paese dopo la segregazione in funzione anti-contagio da Covid 19, è stato rimandato ad oggi. La «fase due» continuerà ad essere negoziata in una «cabina di regia» tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e gli enti locali: Regioni, sindaci dell’Anci e province (Upi). Inizialmente prevista ieri sera, è stata rinviata perché era atteso un nuovo consulto del «Comitato tecnico-scientifico». Conte si sta consultando anche con il capo della «task force» dedicata alla «ripartenza», Vittorio Colao.
IL PROBLEMA che il governo sta affrontando con la comitatologia prodotta dall’emergenza è stato descritto nel Documento di Economia e Finanza (Def) approvato venerdì: la «riapertura» dovrà affrontare in autunno il rischio, quantificato anche in termini di prodotto interno lordo (Pil), di una seconda ondata di contagi e connessa replica del «lockdown» nel prossimo autunno. In questo caso il Pil perderebbe un altro 2,8% oltre l’8% annuo previsto dal governo (15% nel primo semestre). Quando si dice che si dovrà imparare a «convivere» con il virus, in attesa di un vaccino, si ipotizza il ritorno a chiusure variabili e flessibili, locali o nazionali, parziali o totali. L’economia - e dunque la società che è fatta dipendere dall’insieme capitalistico degli scambi, della produzione e del lavoro - dovrà continuare «ad operare in regime di distanziamento sociale per alcuni trimestri». Quanti, di preciso, non è dato sapere. La «fase due», e tutte le successive che saranno stabilite periodicamente, saranno la continuazione della «fase uno» con altri mezzi.
LE INCERTEZZE, e le tensioni con le regioni, sono dovute ai dispositivi da adottare per gestire la curva dei contagi e renderla compatibile con l’imperativo della produzione. Su questa contraddizione si sono confrontati due giorni fa Conte con i capi delegazione e i ministri. L’orientamento, salvo ripensamenti, è aprire tutto il 4 maggio e non fare eccezioni per le aziende private, nonostante il pressing delle imprese e delle Regioni; riavviare l’edilizia pubblica il 27 aprile, come sollecitato dai Comuni.
CON I SINDACATI è stato rinnovato il protocollo del 14 marzo per l’uso di mascherine, il rispetto del «distanziamento sociale», la rimodulazione degli spazi di lavoro rispettando il metro di distanza. Non risultano particolari impegni per le migliaia di «rider» che sfrecciano in città, a partire dal riconoscimento della loro subordinazione nei fatti alle piattaforme digitali, e quindi i relativi diritti: contratto di lavoro, ammortizzatori sociali, reddito di emergenza. Loro non «ripartono in sicurezza», non hanno mai smesso di lavorare senza sicurezza, a cominciare da quella delle tutele sociali.
IL NUOVO «DPCM» che sarà firmato da Conte vedrà il proliferare di «termoscanner» nei cantieri, nelle grandi stazioni, negli aeroporti. Previsto l’obbligo di mascherine e distanziamento sociale sui mezzi di trasporto. Saranno installati dispenser di disinfettanti per i passeggeri sui mezzi a lunga percorrenza. Resterebbe sospeso almeno all’inizio il servizio di ristorazione e bar sui treni a lunga percorrenza. Previsto il prolungamento dell’orario di apertura degli uffici e dei servizi pubblici, con rimodulazione e allungamento dell’orario di lavoro. Nuove regole anche per i cantieri, con un nuovo protocollo. Il Ministero delle infrastrutture e trasporti fa sapere che sarà estesa al 15 giugno la validità del Documento Unico di Regolarità Contributiva (Durc). L’impegno del governo alla lotta contro il lavoro irregolare e concorrenza sleale è stato giudicato «positivo» dalla Fillea Cgil.

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