VISIONI

Le produzioni cinematografiche ripartono in Svezia e Danimarca

HOLLYWOOD STUDIA LE MISURE PER IL POST-LOCKDOWN
GIOVANNA BRANCAsvezia/danimarca

In Svezia - dove il lockdown non è mai entrato in vigore e sono state adottate solamente misure di distanziamento sociale - e in Danimarca, le produzioni cinematografiche e televisive sono già ricominciate, seguendo dei protocolli di sicurezza. Misure elencate nella Nordic Film Guide messa online dalla casa di produzione svedese Hobby Film, in cui sono raccolte le informazioni sulle direttive dei governi di entrambi i paesi. In Svezia ad esempio non possono esserci più di 50 persone sul set, le troupe sono ridotte e i casting si svolgono in videoconferenza o con provini registrati. Nessuna indicazione riguardo alle scene di sesso o che comunque richiedono un contatto fisico, mentre è sconsigliato scritturare attori più esposti al contagio o sopra i 70 anni.
E NATURALMENTE fra chi, pur nelle tantissime incertezze, si prepara a ripartire ci sono anche gli studios di Hollywood: proprio il regista di Contagion, Steven Soderbergh, è stato messo dalla Directors Guild of America alla guida di un team incaricato di studiare in che modo si potranno riprendere le produzioni quando l’emergenza si sarà attenuata. «È un problema gigantesco», ha detto a «Variety» il produttore Matt Baer. «Nella storia del cinema ci sono tantissimi precedenti che insegnano come agire nel caso di un uragano, o se un attore muore durante le riprese. Ma non ci sono regole riguardo a una pandemia». Fra le misure che verranno probabilmente implementate quando le produzioni ripartiranno, ci sono la distribuzione di mascherine e guanti, la misurazione della temperatura di chi entra sul set, la possibilità di far vivere crew e attori in luoghi in cui siano isolati dalle loro famiglie nel corso della produzione. Ricominciare a lavorare pone però anche problemi legali: come evitare di violare la privacy delle persone e al contempo tenerle informate dei rischi se qualcuno si ammala? E, dice sempre a «Variety» il consulente Scott Zolke: «Se si seguono tutte le linee guida sanitarie si riduce il rischio, ma non c’è nessuna garanzia che verrà eliminato del tutto. E finché si corrono dei rischi, ci sono anche potenziali responsabilità legali».
G.Br.

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