ECONOMIA

Nuova tegola su Alitalia: indagine Ue sul prestito ponte per 400 milioni

Polemiche sulla Cigs per 3.960 persone. I sindacati: «L’emergenza sanitaria non è un’occasione per attaccare i diritti dei lavoratori»
MARIO PIERROITALIA/europa

Dopo la cassa integrazione per 3.960 lavoratori, tra le motivazioni c’è il coronavirus che ha spinto a cancellare voli prenotati ma con posti non occupati, ieri Alitalia è stata colpita da un’altra tegola. La Commissione europea ha aperto un’indagine sul prestito ponte da 400 milioni di euro per verificare se si tratta di aiuti di Stato. Tutto questo è avvenuto mentre procede la verifica della stessa Commissione sul vecchio prestito da 900 milioni. Sono dunque due le procedure in corso.
ENTRAMBI I PRESTITI potrebbero risultare, stando alla lettera della legilazione antitrust europea, come aiuti di stato. Secondo la disciplina che regola la concorrenza capitalistica definita da queste norme tali «aiuti» potrebbero risultare «illegali». La Commissione Ue ha comunque voluto evidenziare il fatto che l’avvio della nuova indagine si Alitalia «non pregiudica in alcun modo l’esito», e ha ricordato che «sta lavorando a stretto contatto con le autorità italiane sulla questione». In questo scenario di grande incertezza ieri il ministro dello sviluppo economico, Stefano Pautuanelli ha sotenuto che in queste ore dovrebbe essere pubblicato il bando di gara per la vendita della compagnia aerea di bandiera. Il testo è stato definito dal commissario Giuseppe Leogrande e dal direttore generale Gianfranco Zeni.
IL BANDO potrebbe prevedere la vendita di Alitalia e uno spezzatino in tre settori: volo, manutenzione e handling. Ma c’è anche l’ipotesi di un lotto unico. Inoltre il bando ddovrà definire la tempistica dell’iterin vista della scadenza fissata il prossimo 31 maggio. All’eventuale acquirente di Alitalia sarà fatto un regalo a spese del contribuente: non dovrà industriarsi a pagare 1,3 miliardi di euro di prestito ponte. Questi soldi saranno messi nei conti di una «bad company».
SUL VETTORE PESA anche il clima paranoico prodotto dalle conseguenze dell’epidemia mediatica sul Coronavirus. Alitalia ha cancellato ieri 38 voli con un grande numero di posti non occupati per paura di contagio. Tra chi ha ridotto o cancellato voli risultano anche British Airways, Brussels Airline, Easyjet. Bulgaria Air, Kuwait Airways, Korean Air, Azerbaijan Airline e Twin Jet. Lufthansa non ha cancellato i voli, per ora. Offre il «rebooking« a chi ha un biglietto per l’Italia. A Malpensa e Linate i passeggeri nei primi tre giorni della settimana sono diminuiti del 32,5%; all’aeroporto di Bergamo Orio al Serio del 30%.
UN ALTRO EFFETTO prodotto dalla paranoia da Coronavirus è stata la cassa integrazione per sette mesi, dal 24 marzo al 31 ottobre, per un totale di 3.960 dipendenti Alitalia. Una decisione che ha scatenato aspre polemiche da parte dei sindacati e della politica di ogni colore. «Il Coronavirus è l’occasione usata per attaccare i diritti dei lavoratori - sostiene il sindacato di base Usb - Sono state accelerate le procedure di licenziamenti collettivi e i cassa integrazione, come in Alitalia e altre aziende strategiche, confidando nella disattenzione e nell’impossibilità di lottare per contrastarle».
LA CASSA INTEGRAZIONE è «assolutamente inaccettabile e immotivata nonostante il Coronavirus» ha detto Fabrizio Cuscito (Filt Cgil). In un solo mese, nel trasporto aereo rischiano il lavoro 5500 persone, considerando i 1.500 dipendenti di Air Italy in liquidazione, Il segno di una devastante crisi di sistema. Il due aprile sarà sciopero: «il primo di una lunga serie» annuncia Cuscito. «Il coronavirus non può essere utilizzato da Alitalia per fare economie sulla pelle di cittadini e territori» ha detto Debora Serracchiani (Pd). «Va fermata la catastrofe annunciata» ha detto Stefano Fassina (LeU).

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