ECONOMIA

Pannelli solari e sostenibilità, il Forum dei paperoni si tinge di verde

DAVOS
ANNA MARIA MERLOsvizzera/davos

I cinque principali rischi che corre il pianeta terra nei prossimi dieci anni sono, nell’ordine: l’aumento di fenomeni metereologici estremi (come hanno messo in evidenza gli incendi in Australia e in California); il fallimento delle politiche troppo soft a favore del clima; il moltiplicarsi di catastrofi naturali; la perdita della biodiversità; i danni ambientali causati dall’uomo. Non è Greenpeace o un’altra organizzazione ambientalista a sottolinearlo, ma il 15esimo Rapporto prodotto dal World Economic Forum di Davos, che si apre oggi per 4 giorni nella stazione sciistica dei Grigioni in Svizzera. Il vertice, alla 50esima edizione, propone un nuovo Manifesto, dove afferma che è necessario per le grandi imprese mondiali pagare tasse eque, una tolleranza zero verso la corruzione e rispettare i diritti umani.
UN RAGGIO VERDE nell’orizzonte delle montagne svizzere, sotto gli occhi di circa 3mila persone tra le più potenti al mondo riunite? Il Forum intitolato Stakeholders for a Cohesive and Sustainable World si auto-presenta come «uno degli eventi più eco-sostenibili mai realizzati al mondo», si spera che arrivino meno jet privati dell’anno scorso (erano più di 300), più trasporti in treno, più auto elettriche, mentre la giovane Greta Thunberg arriverà a piedi, dopo una marcia di 40 chilometri e per la prima volta il Centro congressi sarà scaldato con pannelli solari e geotermia per una riunione che promette di essere «climaticamente neutra».
IL RAPPORTO DI DAVOS arriva dopo l’impegno della nuova Commissione Ue per un Green Deal e fa eco all’outlook dell’Fmi che invita gli investimenti a prendere la direzione di «misure per frenare i cambiamenti climatici». Il mondo degli affari si rende conto che il sistema si è sregolato e questo è pericoloso (in una prospettiva a breve, il rischio, oltre che dai disordini commerciali causati dal protezionismo degli Usa e dal rallentamento della crescita degli emergenti, deriva soprattutto, secondo Davos, dai disordini sociali causati anche dall’incomprensione verso le misure a favore del clima, perché i cittadini ritengono che le élites li abbiano traditi). «Il mondo è in stato d’emergenza - analizza il fondatore di Davos, il più che ottantenne Klaus Schwab - e la finestra per agire si sta chiudendo rapidamente». Secondo Schwab, «il capitale ha trascurato il fatto che un’impresa è un organismo sociale, oltre che un’entità a fini di lucro». Le pressioni della finanza, con sguardo miope a breve termine, hanno portato alla “sconnessione” con l’economia reale: «Siamo in molti ad aver visto che questa forma di capitalismo non è sostenibile», conclude Schwab.
C’è già chi tira le prime conclusioni. Per esempio, Larry Fink, il potente presidente della BlackRock (la bestia nera delle manifestazioni in Francia contro la riforma delle pensioni): questa società di consulenza per investimenti, che gestisce quasi 7mila miliardi di dollari, ha deciso di deviare un migliaio di miliardi verso investimenti che rispettano la sigla “Esg” (ambiente, sociale, governance). «In un avvenire prossimo, assisteremo a una riallocazione significativa dei capitali», prevede Larry Fink. Più dettagliata ancora l’analisi delle assicurazioni Zurich, che in un’analisi costi-benefici ha calcolato il valore della cattura delle emissioni di Co2 da parte di ecosistemi biologicamente diversificati in migliaia di miliardi di dollari l’anno (33 trilioni), quindi tutto a vantaggio del sistema. La Basf tedesca (chimica) propone già un diverso calcolo dell’ammortizzazione dei costi, mettendo con il segno positivo il pagamento delle tasse e dei salari e con il segno negativo le emissioni di Co2 e l’uso intensivo dell’acqua, con l’intenzione di passare a un nuovo modello di creazione di valore. In sostanza, il sistema si preoccupa oggi dei costi del degrado ambientale, li vede chiaramente come elementi negativi per l’economia.
NEI 4 GIORNI di Davos ci saranno ben 27 conferenze di esperti di ogni tipo sul tema: «come salvare il pianeta terra?». Lo scettico Donald Trump, che l’anno scorso aveva disertato per lo shutdown, sarà presente, accanto ai dirigenti delle istituzioni internazionali, i grandi padroni e i principali leader politici mondiali (ma Emmanuel Macron non ci sarà perché va in Israele per partecipare al 5° Forum mondiale della Shoah al Yad Vachem a Gerusalemme); non ci sarà nemmeno il britannico Boris Johnson assorbito dalla Brexit, ma il principe Charles dirà anche lui la sua su «come salvare la Terra».

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