POLITICA

Metti un bambino nell’urna elettorale. Speranza annuncia i «punti nascita»

EMILIA ROMAGNA
GIOVANNI STINCOITALIA/emilia rmagna

Potere di una campagna elettorale che si gioca all’ultimo voto. A meno di 15 giorni dalle elezioni regionali del 26 gennaio, in Emilia-Romagna tutti festeggiano per l’annuncio della riapertura dei punti nascita. Un annuncio che arriva direttamente dal ministro della Salute Roberto Speranza, che interessa ovviamente tutta Italia ma che impatta pesantemente sulla campagna elettorale emiliana. «Abbiamo approvato da pochi giorni il Patto per la salute - ha spiegato il ministro a Bologna - quindi non facciamo propaganda. Nel Patto per la salute, sottoscritto dal governo e da tutte le regioni italiane, si prevede una revisione del decreto ministeriale 70 che disciplina la questione dei punti nascita». Traduzione elettorale: parte un percorso che potrebbe portare alla riapertura dei punti nascita, e cioè le strutture, create lontano dalle grandi città dell’Emilia-Romagna, dove fino a poco tempo fa le donne potevano partorire senza inutili corse in ambulanza per decine di chilometri. Negli scorsi anni, cinque punti nascita sono stati chiusi, con l’avallo di inoppugnabili considerazioni scientifiche (sotto i 500 parti l’anno in determinate condizioni non sarebbero sicuri) ma sopratutto con un accordo politico tra lo Stato e le Regioni.
IERI È ARRIVATA la svolta. Dopo anni di proteste e manifestazioni, e soprattutto dopo la nascita di agguerriti comitati per la riapertura, è arrivato l’annuncio di Speranza. Una novità che era nell’aria. Considerando da una parte le aperture arrivate nelle settimane scorse direttamente da Stefano Bonaccini (che aveva più volte spiegato di aver chiesto al governo una soluzione al problema), dall’altra parte le pressioni sempre più intense fatte dalla destra e dallo stesso Movimento 5 Stelle.
E allora, in questa sempre più convulsa ultima tranche di campagna elettorale, tutti festeggiano e attaccano l’avversario. Festeggia il centro sinistra, perché si intesta la (futura) riapertura di quei punti nascita chiusi anni fa nelle zone montane dell’Emilia-Romagna, a rischio di diventare il giorno del voto una bandiera, sventolata dalle destre, per simboleggiare l’abbandono delle periferie da parte dell’amministrazione Bonaccini. Festeggia il Movimento 5 Stelle, che in queste regionali corre da solo ma al governo a Roma sta col Pd, e che quindi rivendica l’azione del suo vice ministro alla sanità Pierpaolo Sileri. Festeggia la destra, che usa l’annuncio del ministro Speranza come la prova che le pressioni sotto elezioni servono eccome. «Bonaccini la smetta con la demagogia - tuona la candidata della Lega Lucia Borgonzoni - Quando sono stati chiusi i punti nascita, la scelta è stata da lui magnificata. Se poi sotto elezioni si sveglia, è un altro discorso. Chieda scusa alle tante mamme costrette a partorire in ambulanza».
DIFFICILE CHE qualcuno possa uscire totalmente vincitore da questo scontro, considerando che al governo negli ultimi anni ci sono stati tutti: Pd, Lega, Movimento 5 Stelle. Difficile anche capire come e se un annuncio di questo tipo cambierà la geografia del voto. Salvini negli ultimi giorni si è impegnato a battere strada per strada i piccoli borghi dell’Appennino emiliano. Uno tra tutti Borgo Val di Taro, comune montano in provincia di Parma, 6 mila abitanti, un punto nascita chiuso e un teatro da 700 posti riempito due sere fa dal leader della Lega. «Se andiamo avanti così, altro che riaprire i punti nascita, qui non nasceranno più bambini», ha detto il leghista accennando al tema delle periferie montane. Attualmente vero grande bacino di voti di una Lega che fa fatica ad attecchire nelle grandi città emiliane. A provare a resistere al pressing della destra - che ha relegato la candidata Lucia Borgonzoni a palcoscenici minori o ad apparizioni tv serali, lasciando a Salvini tutti i riflettori - è Stefano Bonaccini, candidato Pd alla guida di una coalizione di centro sinistra che, sondaggi alla mano, vede però sempre più assottigliarsi il suo vantaggio. «Riapriremo i punti nascita in montagna, si tratta solo di definire con il Ministero il percorso più conseguente. Finalmente ho trovato un ministro che ci ha dato ascolto rispetto al totale disinteresse e silenzio del governo precedente», ha dichiarato Bonaccini rivendicando di essere stato il primo a portare a casa il risultato.

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