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«La Regione Toscana pronta a costituirsi parte civile»

Stragi naziste impunite
DAVIDE CONTIGERMANIA/ITALIA/PADULE DI FUCECCHIO (TOSCANA)

«A questa lettera, apparsa su Il Manifesto, rispondo subito che metterò tutto il mio impegno per affiancare i familiari delle vittime delle stragi naziste nella loro richiesta di risarcimento alla Germania e verificare la possibilità di far costituire la Regione stessa».
Con queste parole il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha accolto l’appello (pubblicato da Il Manifesto il 28 dicembre scorso) dei familiari delle vittime delle stragi nazifasciste di Padule di Fucecchio, di Mommio, di Grizzana, Marzabotto, Monzuno e di due figli di militari italiani uccisi a Cefalonia che rivendicano due diritti essenziali: quello di avviare una causa civile di risarcimento contro lo Stato tedesco e quello di essere sostenuti in questa azione dalle istituzioni della Repubblica italiana. Proprio quest’ultimo punto è insieme il più dolente e il meno scontato.
Finora infatti, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n. 238 del 2014 abbia reso illegittima la precedente pronuncia della Corte dell’Aja del 2012 che stabiliva l’immunità per la Germania, l’Italia non ha sostenuto i propri cittadini al punto da attivare l’Avvocatura dello Stato, a partire dal 2008, in favore ed in sostegno dello Stato tedesco contro i familiari delle vittime delle stragi che chiedevano i risarcimenti.
Questo corto circuito di ingiustizia storico-giuridica (denunciato in Italia dal magistrato Luca Baiada che ha avviato una causa a sue spese) è da sempre mosso da ragioni di realpolitik.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale i motivi del silenzio intorno alle stragi nazifasciste poggiarono sulle necessità geopolitiche determinate dalla Guerra Fredda e dall’anticomunismo di Stato. Italia e Germania ovest furono riarmate e reinserite nell’Alleanza Atlantica e l’impunità per i crimini di guerra divenne un fattore decisivo per la ricostruzione di eserciti e Stati che avrebbero dovuto svolgere un ruolo fondamentale lungo il confine che separava l’occidente dall’est sovietico.
A settantacinque anni dalla fine della guerra ed a trenta dalla caduta del muro di Berlino la questione rimane molto delicata in relazione alle cifre che la Germania dovrebbe risarcire ai paesi invasi e distrutti durante la Seconda guerra mondiale. 100 miliardi di euro spetterebbero all’Italia, 300 miliardi alla Grecia senza contare gli Stati dell’ex Jugoslavia e molti altri.
In quest’ottica l’atteggiamento italiano di sostegno allo Stato tedesco è mosso da un interesse materiale: avviare il meccanismo dei risarcimenti da parte della Germania finirebbe per coinvolgere anche l’Italia in merito ai crimini di guerra ed alle devastazioni, mai risarcite, compiute dalle truppe del regio esercito e dalle milizie fasciste di Mussolini in Jugoslavia, Grecia, Albania, Russia, Francia, Libia, Etiopia.
Così nel nostro Paese sono gli enti locali da soli a fare causa agli Stati. È accaduto in provincia de L’Aquila con il comune di Roccaraso, teatro della strage nazista del 21 novembre 1943 in cui vennero uccise 128 persone tra cui 34 bambini e 60 donne. Dopo la sentenza di condanna dei giudici, il comune abruzzese lo scorso novembre ha iscritto un’ipoteca da 1 milione e 700 mila euro su alcuni terreni di proprietà della Germania in provincia di Como.
La Toscana, la regione più colpita dalla «guerra ai civili» scatenata in Italia durante l’occupazione tedesca dai nazisti e dai fascisti di Salò, può rimettere in moto non solo un processo di giustizia per le stragi ma anche una essenziale rielaborazione della storia del nostro Paese e dell’Europa.

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