VISIONI

Cupe frontiere psichedeliche per Jennifer Gentle

ROCK
LUCA PAKAROVITALIA

L’universo sterminato dei Jennifer Gentle è iniziato a espandersi da Padova nel ’99 – passando nel 2004 per il primo contratto italiano con l’etichetta Sub Pop di Seattle (Nirvana) – e sembra inesauribile tanto che, dopo 7 anni di silenzio, ricostruiscono un ecosistema emozionale che delinea le architetture di 20 anni di carriera (anche per chi non li avesse mai intercettati). L’album omonimo – e settimo in studio, ha una nuova formazione ma resta il polistrumentista/produttore/cantante Marco Fasolo il deus ex machina che plasma le sue visioni pop.
NE ESCE un disco impressionistico, variegato, come sempre in inglese, con una stupefacente vitalità e allo stesso tempo introspettivo e certe volte cupo (My Inner Self), personalissimo, con riferimenti legati al funk, il glam, il post-rock (Temptation), il rock’n’roll (Do You Hear Me Now) o la psichedelia asimmetrica di Syd Barrett. Ma non bastano certe facili coordinate per un disco così compatto, acido, indomito (e ballabile Guilty), bisogna in un certo senso viverlo.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it