CULTURA

Fabrizia Lanza, il cibo rammenda scrittura e affetti

MEMOIR
ALESSANDRA PIGLIARUITALIA/SICILIA

Le parole care arrivano a bussare un giorno qualunque per ricordare quanto, nella lingua praticata quotidianamente, siano momento di raccolta. Di sensi e orientamenti che talvolta si erano dimenticati. Accade così con Tenerumi (Manni, pp. 176, euro 14), titolo del memoir d’esordio di Fabrizia Lanza e parola incantata del cuore anche per chi, a differnza dell’autrice, non è siciliana. Nel suono consegna un vezzeggiare qualcosa di delicato, appunto di tenero. Nel suo reale significato è una verdura, utilizzata per piatti poveri ma molto gustosi. Storica dell’arte, dopo trent’anni trascorsi al nord, Fabrizia Lanza fa ritorno sull’isola e racconta la sua trasformazione. Prende in eredità la scuola di cucina di sua madre, Anna Tasca, e comincia a occuparsi di ciò che, nella sua famiglia, è sempre stato centrale: il cibo. Non è tuttavia un libro di ricette, Tenerumi, sia pure ve ne siano incastonate nel giro del vento da sfondo agli anni sessanta del boom economico e del fervore culturale.
Il viaggio propostoci eccede e diviene piuttosto iniziatico, denso nel diaframma imperfetto che da un «dentro» molto interno porta Lanza «fuori», nel cosiddetto Continente. Di quando gli eventi maturano e ci si autorizza all’avventura. La sapienza è allora tutta di una donna che legge all’indietro il corredo stretto di una madre che adorava la campagna e un padre che vedeva la terra come propaggine patrimoniale. Sfalsato per piani temporali, è racconto di una mamma che è stata bambina fiera su una tavola imbandita in attesa del pasto, e intanto - da una delle fotografie interne al volume -, frontale porge lo sguardo come chi intuisce già le molte faccende che da lì in poi andranno sistemate. La connessione con il cibo, diverso per contesti materiali, ha una sua consistenza precisa; rammenda differenza sessuale, è relazione che ha parole e tempi precisi, osservati allo specchio dispari e maestoso del legame madre-figlia. Il nutrimento, di piacere mescolato ad affetto, è allora lì alla portata. E consente di ripensare la propria esistenza come un’apertura per rimettersi al mondo, tante volte. Come ha fatto Fabrizia Lanza facendo germogliare la scrittura, lieve e di un sapore inconfondibile.

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