CULTURA

I movimenti delle contadine nel sud del Brasile

SCAFFALE
PAOLO VITTORIAbrasile

Nei sistemi diversi di piantare un seme e trattare la terra ci sono visioni differenti e anche antagoniste che si contrappongono. Da una parte, quella che in America Latina definiscono come capitalismo feudale. Sistema che si basa sul latifondo, la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi proprietari, su un’organizzazione del lavoro che, fondata sullo sfruttamento delle risorse a favore del capitale, cede il passo agli agrotossici, all’utilizzo spesso anche violento e criminale dei lavoratori e della terra. Modello ben rappresentato in Brasile dalla politica di Bolsonaro, frutto dell’annichilimento dei saperi popolari crudelmente e violentemente annullati da una storia di depredazione e colonialismo, di cui gli incendi in Amazzonia sono un effetto eclatante. Dall’altra, una visione politica che entra in conflitto con questo sistema e si riconosce nella tradizione delle lotte contadine per la riforma agraria, la teologia della liberazione, la lotta alle oppressioni e alle diseguaglianze. Si tratta della storia di profonda rilevanza che si riconosce nella via campesina, le comunità ecclesiastiche di base, la pedagogia degli oppressi, i circoli di cultura, la pastorale della terra, le campagne di alfabetizzazione popolare, i sindacati rurali.
LEGGERE IL LIBRO di Mariateresa Muraca, Educazione e Movimenti Sociali. Un’etnografia collaborativa con il movimento di contadine a Santa Catarina - Brasile (Mimesis, pp. 292, euro 25) è percorrere la storia delle lotte rurali in Brasile, muovere i primi passi con le leghe contadine, attraversare scenari di resistenza alla dittatura militare, fino a passare attraverso il Movimento dei Contadini Senza Terra per inoltrarsi nei sentieri del Movimento das Mulheres Campesinas. È qui, nel movimento delle donne contadine di Santa Catarina, sud del Brasile, che l’autrice ci conduce, facendoci comprendere, mediante una ricerca appassionata e collaborativa, che la lotta per la terra ha senso se si supera la cultura patriarcale che è alla base dello sfruttamento. Ecco il senso politico del femminismo che si realizza nella rottura necessaria col sistema capitalista per aprire un processo di trasformazione di cui l’agroecologia, basata sull’organizzazione del lavoro cooperativo e socialista, è la forza motrice.
L’agricoltura del movimento delle donne contadine di Santa Catarina si basa sull’autoproduzione, sul recupero dei semi locali e sull’eliminazione dei semi ibridi o transgenici che interessano alla grande produzione industriale. A partire dalla conoscenza della coltura e cultura del seme, queste donne costituiscono laboratori di carattere politico-educativo.
LUOGHI NEI QUALI approfondiscono la storia e i diversi modelli di organizzazione del lavoro e della produzione: dall’alternativa agroecologica a pratiche di scambio di semi locali, dalla formazione del suolo a tecniche di raccolta, essicazione e conservazione di semi. «La trasformazione, sono sicura, viene dal seme: il seme che noi recuperiamo, il seme delle organizzazioni, i semi degli atteggiamenti, tutto deve venire da un seme, perché noi siamo un seme», racconta Lourdes all’autrice.
Il seme del Movimento das Mulheres Campesinas cresce e cammina ed è più di una metafora perché le marce sono state e sono tuttora strumento di lotta dei movimenti rurali in Brasile. Basti pensare alla Marcha das Margaridas per i diritti, come la difesa della sanità e dell’educazione pubblica, la lotta alla violenza contro le donne, la tutela della previdenza sociale, la rivendicazione della riforma agraria. La marcia è anche un modo per condividere desideri comuni e rafforzare l’orizzonte della coscienza popolare.
«Il cammino si apre camminando», canta il poeta Antonio Machado. E in questo libro camminiamo, marciamo con loro, con Mariateresa e le donne contadine. Si apre un cammino in cui c’è molto da imparare, perché la cultura con cui si pianta un seme e si organizza il lavoro fa la differenza, è già un atto politico. Questo almeno lo potremmo insegnare nelle nostre scuole: è il seme della rivoluzione.

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