SOCIETA

E la destra va all’attacco: «Cori razzisti? Nessuno li ha sentiti»

IN COMUNE UNA MOZIONE «IN DIFESA DELLA CITTÀ OFFESA INGIUSTAMENTE»
GIULIA SIVIEROITALIA/verona

Il caso dei cori razzisti al Bentegodi contro Mario Balotelli approda al consiglio comunale di Verona con una mozione «in difesa dell’immagine» della città, «infangata e derisa troppe volte ingiustamente». La premessa è che «nessuno presente allo stadio udiva tali ululati» dunque la mozione impegna «il sindaco, l’assessore e gli uffici legali del comune a diffidare legalmente e/o adire le vie giudiziali nei confronti del calciatore», ma anche, in modo generico, nei confronti «di tutti coloro che attaccano Verona diffamandola ingiustamente».
La mozione è stata firmata dal consigliere Andrea Bacciga perché, ha spiegato su Facebook, in molti gliel’hanno chiesta: anche il suo «collega Roberto Bussinello», l’avvocato con il busto di Mussolini sulla scrivania che si è candidato alle ultime elezioni europee per CasaPound e che è suo difensore nel procedimento in cui Bacciga è accusato di aver rivolto il saluto fascista in aula alle attiviste di Non Una di Meno che, vestite da “ancelle”, contestavano una mozione per finanziare organizzazioni e progetti antiabortisti (la prossima udienza sarà l’11 dicembre). Tra i firmatari della mozione «a difesa dell’immagine di Verona» ci sono anche i leghisti Paolo Rossi, vicepresidente vicario del consiglio comunale, e Alberto Zelger, consigliere promotore della mozione contro la 194. Bacciga, vicino al movimento Fortezza Europa, che si rifà al termine impiegato dalla propaganda del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale per indicare l’Europa nazista, sempre su Facebook ha spiegato come la pensa: «Oltre al fatto che Verona è una città ben lontana dallo stereotipo razzista che vogliono far passare, non si coglie poi, se fosse vero nel caso di specie, perché gli ululati debbano creare un dibattito politico». E ha ringraziato il sindaco Federico Sboarina, che dopo la partita ha detto: «Oggi allo stadio c’ero e non ho sentito alcun insulto razzista. E come me le molte altre persone che a fine partita mi hanno scritto e contattato. Ciò che ha fatto Balotelli è inspiegabile perché senza alcun motivo ha avviato una gogna mediatica su una tifoseria e una città».
Lorenzo Fontana, ex vicesindaco di Verona, ex ministro della Famiglia nel governo di Matteo Salvini e tifoso dell’Hellas «rigorosamente e da sempre in curva sud», si è aggiunto al coro, proseguendo nella paradossale auto-associazione tra Verona tutta, stadio e tifoseria più estrema: «È iniziata una vergognosa gogna mediatica contro Verona, andiamoci piano con le accuse e le sentenze». Nel dibattito è intervenuto anche il vescovo Zenti, che nel 2013 durante la messa di Natale fece parlare l’allora sindaco Tosi dal pulpito della chiesa, che nel 2015 in occasione delle elezioni regionali inviò una lettera agli insegnanti di religione per sostenere una candidata della Lega. E stavolta, dopo i cori, ha dichiarato che Verona «non merita di essere infangata», premettendo però di non conoscere l’ambiente del Bentegodi.
Allo stadio di Verona sono cominciate - o dallo stadio sono state sostenute - molte rilevanti carriere politiche locali e gli intrecci e le contiguità che vanno dalla strada al palazzo sono numerosissime. Verona è considerata da molti osservatori il «crocevia» dell’estremismo di destra italiano in tutte le sue forme, sia quelle istituzionali sia quelle che non lo sono, con confini labili e spesso sovrapponibili. Negli ultimi giorni sta circolando una foto del «Verona Family Pride» organizzato nel 2015 da Forza Nuova e dal circolo Christus Rex Traditio, dalle posizioni non esattamente progressiste. Accanto a Lorenzo Fontana e a Federico Sboarina ci sono l’attuale assessore alla Sicurezza del comune di Verona Daniele Polato, il deputato veneto della Lega Vito Comencini, Stefano Valdegamberi, consigliere regionale, e Luca Castellini. Più o meno le stesse figure si ritrovano all’interno di eventi come il Convegno Nazionale di Pro Vita, ospitato dall’amministrazione di Verona nel 2018, o il Congresso Mondiale delle Famiglie dello scorso marzo, a dimostrazione di come neofascismo, leghismo, “cultura” da stadio e conservatorismo cattolico mostrino ormai da tempo, in città, la loro santa alleanza. Cogliendo ogni occasione, o la negazione di ogni occasione, per occupare nuovi spazi e riaffermare un ben preciso posizionamento.

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