INTERNAZIONALE

Fds a guida curda: «Quale tregua, la Turchia continua ad attaccarci»

SITUAZIONE CRITICA NEL NORD EST DELLA SIRIA
MICHELE GIORGIO siria/turchia/kurdistan

Chiede un cessate il fuoco su tutto il territorio siriano l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen. Ma in Siria non si riesce a far rispettare neppure la tregua concordata da Turchia e Russia nel nord del paese per fermare l’offensiva militare "Fonte di pace" lanciata il 9 ottobre da Recep Tayyip Erdogan. I curdi accusano Ankara di gravi violazioni del cessate il fuoco (che sta per scadere).
«La Turchia e i suoi alleati jihadisti continuano a violare l’intesa e a lanciare attacchi sulle città di Serekaniye (Ras al Ayn), Kobane e Tal Tamer usando armi pesanti, compresi droni. La Turchia non ha intenzione di porre fine ai combattimenti», denunciava ieri via Twitter Mustafa Bali delle Forze democratiche siriane a guida curda.
Ankara neppure replica. A sua volta accusa i «terroristi» curdi di non essersi completamente ritirati dalla zona del nordest della Siria dalla quale devono uscire sulla base dell’accordo del 22 ottobre a Sochi raggiunto da Turchia e Russia. Con tono minaccioso il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu, ha avvertito che il suo paese si riserva il diritto di affrontare i curdi che non lasceranno la «zona sicura» alla fine della «pausa» di 150 ore concordata nell’offensiva. «La tregua non significa che la Turchia non farà più niente contro i terroristi rimasti… I nostri soldati sono sul campo e non si ritireranno», ha ribadito Cavusoglu.
Il ministero della giustizia turco si prepara a presentare agli Stati uniti una richiesta formale di estradizione nei confronti di Ferhad Abdi Sahin (Mazloum Kobani), il comandante militare delle Fds. Sahin è atteso nelle prossime settimane a Washington e il ministro degli interni turco Suleyman Soylu lo ha addirittura paragonato ad Abu Bakr al Baghdadi, il leader dello Stato Islamico ucciso da un commando americano.
Oggi Pedersen incontrerà Cavusoglu e i ministri degli Esteri dell’Iran Mohammad Javad Zarif e della Russia Sergei Lavrov, con i quali discuterà della prima riunione, il 30 ottobre, del comitato incaricato di redigere la futura Carta costituzionale della Siria. Si tratta di uno sviluppo del meccanismo di Astana per la Siria che vede la cooperazione di Russia, Turchia e Iran. Il comitato costituzionale è composto da 150 membri, equamente divisi tra rappresentanti del governo, dell’opposizione e della società civile. Al momento non è chiaro se lavorerà sulla Costituzione già in vigore o se scriverà un nuovo testo.
Le Nazioni Unite considerano l’eventuale accordo sulla nuova Costituzione un passo cruciale per arrivare a una soluzione politica della crisi siriana. Ma il percorso sarà fortemente accidentato, a causa dei probabili veti contrapposti tra governo ed opposizione. 
MI. GIO.

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