INTERNAZIONALE

Oromia, 67 vittime nelle violenze. Nobel senza pace

ETIOPIA
MARCO BOCCITTOetiopia/Oromia

Mentre nel mondo la sua popolarità gode di crescita esponenziale, a maggior ragione dopo il Nobel per la pace ricevuto nelle scorse settimane, sul piano interno Abiy Ahmed deve affrontare la sfida forse più seria, da quando è diventato premier. A tradirlo è proprio quell’Oromia che con dalla sua ascesa a sorpresa sembrava avere molto da guadagnare. Perché mai prima d’ora un appartenente al maggiore (e maggiormente discriminato) gruppo etnico dell’Etiopia - gli oromo - era arrivato così in alto.
Ma mentre Ahmed partecipava al summit russo-africano di Sochi, facendosi notare da Putin per il vivo interesse manifestato verso le centrali nucleari che Mosca va seminando in mezza Africa, in Oromia tramontava l’idillio inaugurato dalla liberazione di migliaia di detenuti politici e dalla riapertura dei media oscurati dal precedente regime.
La grana principale per Ahmed fa capo proprio a uno degli attori più importanti sul panorama mediatico-politico nazionale. L’imprenditore Jawar Mohammed, oromo anche lui, ebbe tra l’altro un ruolo chiave nello spianare inizialmente la strada alla svolta. Ma ora denuncia l’esistenza di un complotto per ucciderlo, nel quadro di una spietata strategia seguita da Ahmed per eliminare i suoi rivali. Ahmed accusa i (suoi) media di fomentare odio. Ma quando le forze di sicurezza hanno fatto irruzione a casa di Mohammed, a Addis Abeba, nell’intera regione centrale dell’Etiopia la rabbia è esplosa in forme diverse.
Scontri tra manifestanti e polizia, sparatorie interetniche, vecchie faide familiari e religiose in una settimana hanno fatto - - stime aggiornate ieri - almeno 67 morti e centinaia di feriti in una dozzina di città dell’Oromia. Alla fine per calmare gli animi Mohamed si è rivolto alla folla riunita sotto le finestra di casa sua: «Togliete le barricate dalle strade - ha detto -, soccorrete coloro che sono rimasti feriti e riconciliatevi con coloro con cui avete litigato». Resta da vedere se lui sarà capace di fare altrettanto con il suo premier.

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