EUROPA

Il partito di Kaczynski sale e riconquista la maggioranza assoluta

POLONIA, MA LA COALIZIONE DI SINISTRA RIESCE A ENTRARE IN PARLAMENTO
GIUSEPPE SEDIApolonia/Varsavia

È andato tutto come da copione, o quasi, a Varsavia. La destra populista di Diritto e giustizia (PiS) ottiene ancora una volta la maggioranza assoluta alle camere registrando un +4% rispetto alle elezioni del 2015.
Il partito fondato dai gemelli Kaczynski ha conquistato 239 seggi su 460 al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco. La musica non cambia di molto al Senat, la camera alta, dove 48 senatori su 100 sono stati eletti tra le file del PiS. «Abbiamo ottenuto molto ma meritiamo ancora di più», ha dichiarato il numero uno del PiS Jaroslaw Kaczynski, fratello Lech scomparso nella catastrofe aerea di Smolensk. Le parole di Kaczynski fanno presagire una deriva autoritaria a Varsavia.
Il risultato di domenica segna anche il ritorno sulla scena della sinistra che rientra alle camere, dopo la debacle di 4 anni fa, con il 12.5% dei voti strappati da una coalizione composta da Wiosna (Primavera), Lewica Razem (Sinistra Insieme) ed Alleanza della Sinistra Democratica (Sld). «Lavoreremo per mostrare che la Polonia può avere un volto diverso. La Polonia può diventare aperta, moderna, tollerante, sorridente oltre ad essere un paese del benessere», ha spiegato il leader di Wiosna Robert Biedron che potrebbe correre alle presidenziali in programma l’anno prossimo. Ed e proprio l’espressione «stato di benessere» legata alla promessa di rafforzare il welfare - ripetuta come un mantra dalla dirigenza nazionale del PiS in campagna elettorale - ad avergli consentito di fare breccia tra gli indecisi e i sostenitori del Partito Popolare Polacco (Psl) legati al mondo rurale. Il resto lo hanno fatto i rappresentanti locali del PiS esasperando la retorica patriottica, xenofoba ed anti-immigrazione presente nel dna del partito.
A restare con l’amaro in bocca è stata invece la seconda forza politica del paese, il partito liberale di centro-destra Piattaforma civica (Po) a cui appartiene anche l’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Po non è andato oltre le previsioni con il 27,2% delle preferenze nonostante la coalizione formata insieme ai liberali di Nowoczesna (Moderna) e ai verdi.
Come di consueto il PiS ha perso nelle circoscrizioni delle grandi città ma la sconfitta di Po a Breslavia è un segnale preoccupante. Rimane in parte il rimpianto che con una maggiore compattezza in chiave anti-PiS le cose sarebbero potute andare diversamente.
Con la vittoria schiacciante del PiS il processo di orbanizacja della Polonia pare destinato a riprendere con vigore. Una partita tutt’altro che chiusa per il PiS che punta a rafforzare il controllo del governo su media e giudici, a dispetto della tenzone diplomatica in corso con Bruxelles e la Corte di giustizia Ue sullo stato di diritto in Polonia. A l’opposizione non resta che consolarsi del fatto che il PiS non ha ottenuto il controllo di due terzi del Sejm che gli avrebbe consentito di emendare la costituzione. Ma il partito di Kaczynski potrebbe scegliere la strada del referendum come l’Ungheria di Orbán per tentare di cambiare le carte in tavola. Una possibilità paventata in più di un’occasione dall’attuale presidente della Repubblica Andrzej Duda anch’egli espressione della maggioranza. A quello del nuovo Sejm toccherà invece stabilire la data delle elezioni presidenziali che si terranno comunque nel 2020.

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