COMMENTO

La legge di bilancio e l’emergenza climatica

Ambiente
EDOARDO ZANCHINIITALIA

Davvero non potrà essere la solita Legge di bilancio per i temi energetici e ambientali. L’emergenza climatica ha superato le barriere negazioniste, dopo la drammatica accelerazione nello scioglimento dei ghiacciai e negli impatti devastanti di fenomeni meterologici estremi.
Ultimi, in ordine di tempo, quelli lasciati dal tifone Hagibis sabato scorso in Giappone. E poi l’enorme mobilitazione internazionale per il «climate strike», che in Italia ha visto protagonisti un milione di ragazzi il 27 settembre nelle piazze a manifestare perché si mettano finalmente in campo azioni concrete e ambiziose. 
PER NON DIMENTICARE gli impegni presi dal Presidente del Consiglio Conte alle Nazioni unite e da Pd e Cinque Stelle nelle trattive di governo. Eppure il rischio che finisca tutto in una bolla di sapone è concreto, come si è visto con la deludente proposta di Decreto Clima presentata dal Ministro dell’Ambiente. Delle scelte per smuovere questa situazione si è discusso ieri a Roma in una iniziativa organizzata da Legambiente e Forum Disuguaglianze, nella quale sono state presentate le proposte per un Green new deal capace di rilanciare investimenti e creare opportunità di rilancio industriale e economico, per tutti e in ogni territorio. 
IL CONFRONTO, a cui hanno partecipato rappresentanti del Governo, parlamentari e associazioni, sindacati e imprese ha posto in evidenza due questioni di attualità nella fase delicata che sta attraversando il Paese. 
La prima riguarda le risorse per dare gambe alla svolta green nel bilancio dello Stato, e per dire basta con le scuse e i rinvii. Dove trovarle? Intervenendo in tre ambiti fondamentali: spostando la fiscalità sulle fonti fossili e abolendo i sussidi contro l’ambiente, riformando le concessioni sui beni comuni e ambientali e spostando gli investimenti verso economia circolare e fonti rinnovabili. Già nel 2020 lo Stato potrebbe recuperare oltre un miliardo di euro da rendite ai danni dell’ambiente e sussidi alle fonti fossili che possono essere investiti in interventi di cui il Paese ha urgente bisogno. 
LA REVISIONE della fiscalità legata a obiettivi ambientali, la riconversione dei sussidi alle fossili in incentivi e investimenti green, l’introduzione di una carbon tax, potrebbero permettere di recuperare importanti risorse, crescenti da destinare per metà agli investimenti green e per metà alla riduzione della fiscalità sul lavoro in particolare per chi guadagna di meno. 
L’obiettivo è di arrivare a mobilitare al 2030 oltre 50 miliardi di Euro all'anno, tra fondi europei e nazionali, per muovere davvero la transizione energetica. Ma non basteranno nuove risorse, serve anche un cambio delle politiche e delle priorità, perché sono fermi proprio i cantieri più importanti, ossia quelli di metropolitane e tram, impianti solari, riqualificazione energetica degli edifici e messa in sicurezza del territorio. 
E fino ad ora dai Ministri De Micheli e Patuanelli abbiamo sentito parlare sopratttto di grandi opere, autostrade e centrali a gas. Per questo motivo sono stati individuati 10 obiettivi per ridefinire le politiche pubbliche, che rappresentano altrettante missioni su cui focalizzare gli investimenti green. 
Ma anche la seconda questione su cui si è scelto di concentrare l’attenzione è importante, perché occorre evitare che le opportunità che si andranno ad aprire non riguardino tutti. Alcuni luoghi e lavoratori rischiano infatti di pagare le conseguenze della chiusura di centrali e di produzioni inquinanti, mentre il taglio dei sussidi alle fossili deve essere accompagnato da incentivi per dare la possibilità a tutti di scegliere alternative sostenibili. Bisogna scongiurare il rischio che si allarghi il divario delle possibilità tra chi si potrà permettere di cambiare - con una casa efficiente, il solare, l’auto elettrica, prodotti biologici, ecc - e chi si troverà a pagare di più per i servizi senza vedere alcun miglioramento e con anche il rischio di perdere il lavoro. 
Al Governo chiediamo di fare di questa Legge di Bilancio il primo passo nella direzione di una transizione ecologica guidata da obiettivi di giustizia sociale. Le idee e le proposte non mancano per scegliere questa strada, mentre di sicuro la mobilitazione non si fermerà. Prossima tappa lo sciopero mondiale per il clima indetto per Il 29 Novembre. 
*Vicepresidente Legambiente

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