POLITICA

Un’altra sentenza per la libera scelta. E Grillo sprona i suoi: «Non siate bacchettoni»

FINE VITA, RIPRENDE L’ITER DI LEGGE ALLA CAMERA
ELEONORA MARTINIITALIA

Mentre un’altra sentenza di tribunale, dopo quella della Consulta, segna la via per la libertà di scelta nel fine vita, Beppe Grillo dal suo blog scuote le coscienze dei suoi seguaci invitandoli a non essere «estremi anche nella bacchettoneria» e a non mettere bocca in decisioni altrui che riguardino soltanto la propria morte. E il Parlamento finalmente si decide a riavviare l’iter della legge che, nelle istanze della maggioranza dei cittadini italiani, secondo gli ultimi sondaggi Swg, dovrebbe contenere la legalizzazione dell’eutanasia.
«La prossima settimana riprendiamo i lavori sul fine vita», ha assicurato la presidente della Commissione Giustizia della Camera, la pentastellata Francesca Businarolo, spiegando che «sono già state fatte numerosissime audizioni» e che «ora, con nuove condizioni politiche e la bussola della sentenza della Corte Costituzionale, possiamo portare avanti il nostro compito con maggiore serenità». L’iter si era infatti interrotto a Montecitorio il 31 luglio, arenato per l’impossibilità di arrivare ad un testo base condiviso prima della pausa estiva, malgrado l’imminente scadenza fissata dalla Consulta. A settembre poi la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, aveva tentato di ottenere una proroga dei limiti temporali imposti. Ma la Corte, come largamente previsto, il 25 settembre ha depenalizzato l’aiuto al suicidio in determinate situazioni, dichiarando di fatto non punibile Marco Cappato per il sostegno dato a Dj Fabo.
Ieri però un’altra sentenza, questa volta del Giudice tutelare del Tribunale di Roma, ha ricordato alla politica che esiste la libertà di scegliere come morire e ha dichiarato ammissibile che un amministratore di sostegno richieda l’interruzione delle cure della persona amministrata, anche in assenza di testamento biologico, quando il paziente non sia più in grado di esprimersi ma sia stata accertata la sua volontà, sia pure solo in via presuntiva, alla luce di dichiarazioni rese in passato. Inoltre, secondo la IX Sezione civile, non è necessario l’intervento del Giudice tutelare, a meno che non vi sia opposizione a procedere da parte del medico. «Con questa importante pronuncia, il tribunale mette in primo piano la volontà della persona, evitando che, come nel caso Englaro, per anni si sia costretti a combattere nei tribunali per vederla riconosciuta - spiega Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni e a capo del team di avvocati che ha seguito il caso - Il giudice tutelare ha confermato la portata della legge 219/17 sulle Disposizioni anticipate di trattamento: la volontà della persona malata, non più capace di esprimersi, è stata conosciuta e ricostruita, perché espressa in precedenza anche in assenza di testamento biologico».
In sintonia con la giornata, e forse ispirato dai dati della ricerca Swg commissionata dall’Associazione Coscioni che attesta come il 93% degli italiani sia favorevole all’eutanasia (ma anche all’aborto in day hospital per il 70%, alla fecondazione assistita per l’82%, alla legalizzazione della cannabis e alla ricerca sugli embrioni per oltre il 50%), è il post di Beppe Grillo. Il leader del M5S racconta infatti sul suo blog di come, in visita in un ospedale, sia venuto a contatto con l’idea che nella morte si è comunque sempre soli e che ciascuno può decidere solo per sé. «Una cosa privata e triste, un intimo precipizio, la nuova casa per quel che mi resta – scrive il comico genovese descrivendo lo sguardo di un uomo su una barella - Non lo so cosa devo pensare, ma non ho la favella di buona lega davanti a quel finale. Non capisco e non capirò mai come possa venire in mente di metterci a dettar legge al mistero triste e fabbricare impicci e cavilli vari per ostacolare quelle pochissime scelte che restano alla fine. Non ficcate il naso nelle cose degli altri sino a questo punto - esorta Grillo - non siate estremi anche nella bacchettoneria. Non andate a confrontarvi i vestiti buoni per partecipare a tiritere sull’etica e discussioni profonde sullo strazio. Lasciate perdere comitati di discussione, so che è difficile, ma basta lasciare che ve ne freghiate come ve ne freghereste di quell’uomo. Proviamo a chiamarlo di nuovo "Signore" e lasciamogli scegliere quello che ritiene il meglio per sé».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it