POLITICA

«La cittadinanza è un diritto ma serve consenso sociale»

Giuseppe Brescia (M5S): «Bisogna battere chi cerca solo voti alimentando guerre tra poveri»
CARLO LANIAITALIA

Non è durata molto la speranza di vedere la riforma della cittadinanza tagliare il traguardo in tempi stretti. Prima il capo politico del M5S Luigi Di Maio, poi alcuni esponenti del Pd hanno gettato acqua fredda sugli entusiasmi ricordando come prima dello ius culturae ci siano altre priorità. Intanto il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti si schiera con quanti sono favorevoli alla legge («E’ una buona idea, bisogna essere intelligenti con l’inclusione e l’integrazione, è l’unico sistema che funziona», ha detto ieri) mentre Lega e FdI si preparano a dare battaglia, con Giorgia Meloni che annuncia una petizione e un’altra manifestazione sotto Montecitorio. Giovedì la commissione Affari costituzionali della Camera presieduta dal grillino Giuseppe Brescia avvierà quindi l’iter della legge tra molte incertezze.
Presidente Brescia il diritto a diventare cittadini italiani di 800 mila giovani figli di immigrati non dovrebbe essere anch'esso una priorità?
Chi conosce il lavoro portato avanti dalla commissione Affari Costituzionali in questi mesi sa che sono in fase più avanzata altri provvedimenti non meno importanti come il taglio dei parlamentari (che approveremo oggi), una nuova necessaria legge sul conflitto di interessi, la riforma della polizia locale, l’indipendenza dell’Unar (l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ndr). Abbiamo anche due decreti legge da convertire. Il ritorno della nuova legge sulla cittadinanza in commissione è legato a una dovuta sostituzione del relatore, l’oggi ministro Speranza. Quando mercoledì scorso in ufficio di presidenza ho comunicato questa decisione nessun gruppo si è espresso contro. Giovedì prenderemo atto delle altre proposte di legge presentate sul tema, come quella a prima firma Polverini di Forza Italia a favore dello ius culturae.
Il M5S è sempre stato molto cauto a riguardo. Nell’ultima legislatura si astenne. E anche questa volta il giudizio sarà affidato alla piattaforma Rousseau.
È nostro metodo confrontarci con i nostri iscritti sulle proposte di legge. Personalmente ho migliorato diverse proposte dopo i suggerimenti ricevuti. Succederà anche in futuro. È nel nostro dna ed è la nostra ricchezza.
Il ministro Fioramonti si è detto però convintissimo della legge.
L’integrazione e l’inclusione passano necessariamente dalla scuola. La conoscenza e l’istruzione liberano opportunità positive. È in classe che si costruisce la società, l’appartenenza a una comunità, la cittadinanza. Vede, qualche mese fa abbiamo approvato all’unanimità la legge per l’educazione civica obbligatoria a scuola, un tassello fondamentale in questa direzione. Io penso che educazione civica obbligatoria e ius culturae si tengano insieme. Nessuno vuole regalare la cittadinanza, la cittadinanza va meritata e la positiva conclusione di un ciclo di studi è un criterio serio che dà valore al ruolo delle famiglie e degli insegnanti.
Anche nel Pd c’è chi non vede l’urgenza dello ius culturae sebbene la maggioranza del partito lo sostenga. Può essere un motivo di scontro nella maggioranza?
Assolutamente no. Tutti, soprattutto noi del MoVimento, abbiamo in mente la lezione del governo gialloverde. Gli italiani non vogliono litigi continui e leader solitari. Le priorità oggi sono i temi su cui questo governo è nato: il taglio dei parlamentari ed evitare l’aumento dell’Iva con una legge di bilancio seria. La sfida dello ius culturae si vince convincendo con un dibattito pubblico all’altezza. Oggi partiamo da una cornice di principi condivisi, anche da alcune parti dell’opposizione ed è bene sottolinearlo. Il testo verrà, anche dopo l’ascolto dei soggetti interessati. Nel frattempo serve creare consenso sociale, non solo politico. Ho ricevuto diverse lettere in questi giorni e spero che nella discussione pubblica sentiremo meno politici e più Politica, più storie di vita vera che aspettano risposte.
Lei sarà relatore della legge: teme strumentalizzazioni?
La discussione parlamentare è sempre accompagnata da insidie e tensioni in ogni provvedimento. Come sul fine vita, credo però che mille parlamentari non possano chiudere gli occhi di fronte alla realtà. In gioco ci sono diritti e libertà. Non ci sono invasioni alle porte. Queste persone sono già in Italia. In classe con i nostri figli studiano poco più di 500mila bambini nati in Italia da genitori con cittadinanza non italiana. Sono meno del 6% della popolazione studentesca. Inoltre, come ci ha detto l’Istat qualche settimana fa in commissione, negli ultimi anni le acquisizioni di cittadinanza italiana sono sensibilmente calate. Erano meno di 147mila nel 2017, sono scese a 113 mila nel 2018. Da questi dati bisogna partire per una discussione razionale e per far sciogliere come neve al sole la propaganda di chi cerca solo consenso alimentando guerre tra poveri.

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