ECONOMIA

Rita: «Tanta rabbia e poca solidarietà per noi. Cinque anni di cicatrici che non andranno mai via»

IL RACCONTO IN PRIMA PERSONA
MASSIMO FRANCHIitalia/frosinone

«Sono un ex Lsu, lavoratrice socialmente utile, transitata dal provveditorato negli appalti per le pulizie nelle scuole. Faccio questo lavoro dal 2001. E fino al 2014 non ho avuto problemi. Part time di 35 ore (il cosiddetto 87,5%) che mi facevano prendere 700-800 euro al mese pulendo le scuole fra Frosinone, Isola Liri e Sora».
Rita ha un marito - «per fortuna pensionato» - e due figli - «tutti e due disoccupati». «Ora sto bene, lavoro per la Team Service e la divisa la metto contenta. Ma questi cinque anni sono una cicatrice che non andrà mai via».
«Quando ricevi le buste paga con il meno davanti è dura. Secondo loro dovevo dare i soldi all’azienda: mi veniva da piangere. È stato quando è iniziato "Scuole belle", il progetto di Renzi per metterle a posto durante il periodo festivo, che per noi è diventato un incubo. Avrebbero dovuto coprire le ore mancanti, ma la Ma.Ca. non ci faceva lavorare, ci tagliava le ore. Così mentre loro prendevano i soldi di questi servizi in più, a noi ci ricattavano: «Ma voi lavorate di meno...», ci dicevano».
«Per un po’ siamo andate avanti perché ci tenevamo a tenere pulite le scuole. Noi eravamo in due in una scuola di 1.600 metri quadri e in teoria dovevamo lavorare un’ora e 25 minuti al giorno: non si riusciva a pulire niente in così poco tempo! Poi non ce l’abbiamo più fatta, non avevamo neanche i soldi per la benzina per arrivare al lavoro». «Però ci sembrava strano che le scuole non protestassero. Poi abbiamo capito: la Ma.Ca. aveva assoldato gente dal centro per l’impiego per fare le pulizie di notte. Ci siamo mobilitate, siamo andate a fare i controlli la notte. E poi abbiamo denunciato tutto. Qualche lavoratrice mi ha minacciato: "Fatti i cavoli tuoi". Ora qualcuna mi chiama perché neanche loro sono state pagate e vuole sapere come possono riavere i soldi. Hanno alimentato la guerra tra poveri e intanto ci fregavano tutti non pagandoci ugualmente».
«Abbiamo protestato davanti a qualsiasi istituzione, le abbiamo fatte tutte: procure, Inps, prefetture, ministero, Tar, Consiglio di stato. È chiaro che c’era qualcuno di potente dietro alla Ma.Ca., qualcuno che le permetteva di fare quello che voleva perché tanto si sentiva coperta».
«Il momento più difficile è stato quando c’è stato il suicidio di una persona e quando venivi a sapere che le tue colleghe perdevano la casa pignorata. Però siamo rimaste unite, abbiamo lottato tutte assieme, abbiamo avuto fiducia nella legge e nella giustizia. E alla fine abbiamo vinto».
«Ci è mancata la solidarietà del mondo della scuola. Pur sapendo in che condizioni lavoravamo, molti dirigenti, molti insegnanti e purtroppo anche alcuni genitori si lamentavano con noi perché la scuola non era pulita. Ma come? Tutti noi abbiamo figli e nipoti che vanno a scuola, sappiamo quanto sia importante che le aule siano a posto. Però quando non ce la fai vorresti un po’ di comprensione».
«Facendo un calcolo credo che mi manchino 30mila euro di arretrati - forse qualcosa in più - e chissà mai se li rivedrò.
m. fr.

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