POLITICA

Fatto il governo, Conte scopre la difficoltà della navigazione giallorossa

LA SCISSIONE DI RENZI, LE TENSIONI NEL MOVIMENTO, LA LEGGE DI BILANCIO: LA SITUAZIONE È IN BILICO
ANDREA COLOMBOITALIA/ROMA

«Io ero il più scettico su questo governo. Ma l’ipotesi ha ricevuto il record di sempre sulla piattaforma e ha il pieno sostegno di Grillo»: Luigi Di Maio risponde così all’intemerata di Di Battista, che 24 ore prima aveva sparato a zero sul governo con un sonoro «Del Pd non mi fido». Il leader politico non si scompone e soprattutto non si espone: sarà il Pd a dover dimostrare di meritare la fiducia, con il taglio degli eletti, che il ministro degli Esteri vuole «subito» e poi con «la prova del nove», la legge di bilancio.
Non si può davvero parlare di trasporto né di una vera presa di distanza da Alessandro Di Battista e questo, provenendo dal ministro degli Esteri e capodelegazione dei 5S suona quanto meno bizzarro. Sono toni che non devono aver fatto molto piacere al premier, che nel giro di pochi giorni dalla partenza ufficiale del suo secondo governo si trova a dover fare i conti con la quantità di nodi messi da parte nelle frenetiche settimane della costruzione del governo, perché riconoscerli avrebbe messo a rischio la nascita stessa del governo.
L’impatto della scissione di Renzi è fortissimo e non solo perché tutti, a partire dallo stesso Conte, si aspettano guai da parte del ragazzo di Rignano: se non avesse deciso in partenza di acquistare quanta più visibilità possibile non avrebbe dato vita ai suoi gruppi. La concordia non è mai la strada migliore per conquistare visibilità. Ma non c’è solo questo. Una mossa così spregiudicata e apertamente dettata solo dall’interesse proprio e del proprio nascente partito riverbera sull’intera operazione che ha portato al governo, tanto più che il regista di quell’operazione è stato proprio Renzi. Il danno d’immagine già provocato è dunque indiscutibile.
La levata di scudi di Di Battista mette a nudo un altro problema potenzialmente esplosivo e sin qui messo da parte: la paura di Salvini e la convinzione di dover restare al governo a tutti i costi sono certamente convincenti per una parte maggioritaria dei militanti dell’M5S. Il responso di Rousseau è stato in materia definitivo. Ma per gli elettori, che non sono altrettanto fidelizzati e non mettono al primo posto la convenienza del Movimento come fanno invece i militanti e a maggior ragione i parlamentari, la faccenda è più delicata. Su questo scommette l’ormai apertamente dissidente Di Battista, che del resto è sempre stato il dirigente più amato dalla base elettorale. Passare da movimento antisistema a partito critico ma del tutto interno alla logica della Ue e ben accolto nei salotti buoni senza alcun trauma sarebbe in fondo sperare troppo.
La situazione è dunque in bilico e molto, anzi moltissimo, dipenderà dalle risposte che il governo saprà dare ai problemi reali ma anche a quelli considerati tali, magari a torto, dai cittadini italiani. Come l’immigrazione. E’ inevitabile che la fine della politica dei porti chiusi porti a un aumento degli arrivi e degli sbarchi ma è altrettanto inevitabile che ciò porti acqua alla propaganda di un Salvini che, pur se sconfitto nella battaglia d’agosto, non è affatto uscito di scena come a volte sembrano credere gli esponenti della maggioranza.
La risposta che Di Maio vuole mettere in cantiere, e che ha annunciato proprio ieri, è un radicale giro di vite nei rimpatri. Moltiplicare i ritorno coatti in patria compenserebbe largamente l’aumento degli sbarchi e in più permetterebbe a Di Maio di puntare il dito contro Salvini, troppo occupato a fare propaganda per lavorare sul serio quando avrebbe potuto farlo dal Viminale. Solo che i rimpatri, si sa, non sono affatto facili e per il ministro degli Esteri si tratta di una sfida tutt’altro che vinta in partenza.
Infine la manovra. La prova del nove sarà davvero quella, ma gli ultimi giorni hanno visto addensarsi nuvole. Le previsioni di crescita sono letteralmente dimezzate, sia per quest’anno che per il prossimo, rispetto alle previsioni di aprile. Evitare l’aumento dell’Iva e allo stesso tempo, con un tasso di crescita dimezzato, varare le misure che per Di Maio sono fondamentali sarà arduo nonostante la buona disposizione della Ue. Sarà davvero quella la prova: non dell’affidabilità del Pd ma delle possibilità di tenuta della maggioranza.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it