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LE LETTERE

AA. VV.ITALIA

Per non dimenticare Peppino Impastato
Siamo lieti che, dopo anni di richieste andate a vuoto e di mobilitazioni, il casolare dove Peppino Impastato è stato tramortito o ucciso venga espropriato e diventi un luogo della memoria, uno dei percorsi obbligati per conoscere da vicino una delle storie più significative dell’impegno antimafia negli ultimi decenni. Ci auguriamo che i lavori vengano fatti al più presto, ponendo fine a uno scempio che è durato per troppo tempo, con un impegno unitario, evitando contese e competizioni. Il Centro siciliano di documentazione, sorto nel 1977 e successivamente dedicato a Peppino Impastato, ha avuto, accanto ai familiari che hanno fatto una scelta storica, rompendo con la parentela mafiosa, e ai suoi compagni di militanza, un ruolo fondamentale nel salvarne la memoria da chi voleva farlo passare per terrorista e suicida e nell’ottenere giustizia, con le condanne dei responsabili del delitto e con la relazione della Commissione parlamentare antimafia sul depistaggio delle indagini, operato da rappresentanti della magistratura e delle forze dell’ordine. Un fatto unico nella storia del Parlamento dell’Italia repubblicana. E vogliamo ricordare che è stata una battaglia durata molti anni, condotta per un lungo periodo nel pieno isolamento. Siamo lieti che Peppino Impastato sia diventato un esempio per tutti coloro che sono impegnati nella lotta alla mafia, soprattutto per i giovani, ma anche per i cittadini che hanno visto e vedono in Peppino una figura di militante, di intellettuale, di giornalista, nato in una famiglia mafiosa e che ha cominciato la lotta alla mafia a partire dalla sua vicenda personale: una storia che va oltre il contesto locale. Il percorso della memoria, che a Cinisi va da Casa Memoria, che Felicia, la madre di Peppino, ha voluto che fosse aperta, come lo è stata nei suoi lunghi anni di impegno instancabile, alla vecchia sede di Radio Aut, al casolare, continua a Palermo, con la sede del Centro e con il Memoriale-laboratorio della lotta alla mafia - No Mafia Memorial che ha cominciato l’attività nei locali di Palazzo Gulì, nel centro storico della Città. Il 3 settembre il Centro e il No Mafia Memorial hanno presentato, assieme al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, al capo di gabinetto Licia Romano, all’assessore alla cultura Adham Darawsha e a Nando Dalla Chiesa, il progetto “Le forme della memoria. Oltre la commemorazione”, inaugurandolo con un’installazione che ricorda la strage di via Carini, dove sono stati assassinati il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo. Il progetto, partendo dai segni già esistenti: le lapidi, le targhe, le intitolazioni di strade per iniziativa della CGIL e del Comune di Palermo, i monumenti, vuole sviluppare, con nuovi linguaggi, una storia dell’antimafia, che ha visto il sacrificio dei caduti nella lotta alla mafia e delle vittime innocenti. Una storia che si è già cominciata a delineare con le mostre attualmente esposte a palazzo Gulì e continuerà con le iniziative organizzate da Casa Memoria, con la ristrutturazione del casolare e la realizzazione del progetto del Memoriale in tutte le sue articolazioni.
Umberto Santino, Giovanni Impastato, Centro Impastato di Palermo, Casa Memoria di Cinisi


Troppo ottimisti sui cattivisti
Caro Manifesto, perplessità su due articoli del 7.09. Tonello ragiona sui guai in cui si dibattono tre “cattivi”, Salvini, Trump e Johnson, il primo finito fuori dai giochi, il secondo a picco nei sondaggi, il terzo travolto nel marasma da lui creato. “Cattivisti”, cattivi mancati. D’accordo su Johnson, ma rispetto a Trump non scommetterei un dollaro bucato su una sua sconfitta fra un anno; e Salvini, che Conte ha lasciato imperversare per oltre un anno fuori dai limiti del suo dicastero e fuori dalla Costituzione prima di sgridarlo il 20.08, ha tanto deformato culturalmente questo Paese che se le “due disperazioni che si sono incontrate” (Bersani) scivoleranno su una delle mille bucce di banana potrà passare subito all’incasso. E delle due disperazioni ci parla Gibelli nel suo ringraziamento a Zingaretti. Concordo con Gibelli sui 5 Stelle... Ma Zingaretti e il Pd perché dovrei ringraziarli? Perché si sono trovati lì a raccogliere la pera che Salvini gli ha fatto cadere in mano? Certo che la pera scotta, con quel partner di Governo, ma vorrei vedere che non l’avessero afferrata! Ma merito del Pd, dice Gibelli mentre paradossalmente ne dichiara tutti i disastrosi limiti, è quello di essere partito tradizionale, con struttura e regole; insomma, nel panorama becero che gli sta intorno, un partito come Costituzione comanda. (...) E Zingaretti? Grigio e sobrio, non bullo, non ipermediatico. Vero, ma non lo ringrazierò per questo. Lo avrei ringraziato se avesse detto con nettezza (...) di essere contro le politiche di Minniti, contro l’autonomia differenziata (anche quella di Bonaccini), contro le mortificazioni del parlamento
tipo voti di fiducia sulla legge elettorale e se nel primo discorso non avesse rimpianto la vittoria del No.
Marco De Luca, Milano

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