CULTURA

Se la nuova Milano è un romanzo che cresce al ritmo della musica trap

«L’ETÀ DELLA TIGRE» DI IVAN CAROZZI PER IL SAGGIATORE
LUCA PAKAROVITALIA

La quotidiana tempesta di segni e messaggi ci ricolloca in scenari fisici ed emotivi continuamente differenti. Percepiamo, quando ogni azione estetica o conversazione, possiedono un comune denominatore intellegibile, ma difficile diventa scovare ciò che fa dialogare certi noumeni con ognuno di noi.
ALLORA compito dello scrittore è (anche) quello di passeggiare letteralmente fra il caotico processo dei simboli, interrogarli e farli parlare, (ri)vivendo una sorta di metempsicosi con i vari stadi della sua personale evoluzione. L’età della tigre (il saggiatore, pp. 224, euro 19) nasce proprio da questa impellenza di far chiarezza su manifestazioni che si fanno largo nell’immaginario di un Millennial ma che impattano anche con la sensibilità di un quarantenne.
L’autore, Ivan Carozzi, prende come pretesto la musica trap e alcuni suoi protagonisti come Ghali, Sfera Ebbasta o Side Baby e i cambiamenti della città dove vive, Milano, per dare voce a un romanzo ibrido, in cui convivono il lato autobiografico, quello storico e la curiosità sociologica per raccontare magari come l’ostentazione delle griffe (indelebili sono i due Rolex al concerto del Primo Maggio di Sfera Ebbasta) possa raggiungere la sublimazione sensoriale: «Sfera Ebbasta sembra visitato dallo spirito, dalla voce del capitalismo e della merce, proprio come i vecchi medium dell’Ottocento, che si libravano in aria nei salotti di velluto e parlavano a volte con lingue e accenti stranieri». Un genere musicale ancora indefinibile ma dai numeri enormi, che non mette in scena le paure del declino ma «somatizza il consumismo, la fissazione per la merce e il capitalismo nella sua forma più esacerbata, trumpiana e strafottente».
Difficile quindi trascendere dal modello economico preponderante e dai cambiamenti antropologici in atto, in cui l’Auto-Tune, il software che modifica la voce dei trapper: «seduce perché evoca la realtà di un processo ancora oscuro, incerto, cioè il farsi digitale della nostra identità».
L’AUTO-TUNE, scrive l’autore, è lo spirito del tempo da cui l’adulto si sente minacciato. Canzoni ed emoticon entrano nel soliloquio interiore dell’autore per un fertile confronto con le nuove generazioni. Un vibrante dialogo a cui il lettore è invitato.

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