POLITICA

Fornaro (Leu): «Tanti ostacoli a un governo politico di discontinuità. Ma è l’unica via possibile».

«Ma l’M5S non può pensare semplicemente di cambiare partner Il decreto sicurezza è immondo. Ci vuole discontinuità»
RICCARDO CHIARIITALIA

Una crisi di governo a più variabili quella che ieri a palazzo Madama ha avviato di fatto il suo iter. «La situazione è complessa - osserva Federico Fornaro di LeU - ci troviamo di fronte a una crisi soggetta a continui colpi di scena. Occorre tenere la barra dritta, perché non può essere una soluzione un governo 'tecnico' di corto respiro, per fare due o tre cose e andare al voto. Non sarebbe una soluzione costituzionalmente corretta, e politicamente sarebbe un gran regalo a Salvini: gli toglieremmo le castagne dal fuoco di un legge di bilancio con almeno 25 miliardi di clausole da disinnescare per non far aumentare l’Iva».
Nel suo ruolo di capogruppo del Misto a Montecitorio, secondo lei come si dovrebbe procedere?
Oggi la via maestra, da verificare giorno per giorno in Parlamento, è quella di vedere se ci siano le condizioni per un governo che, in discontinuità con quanto abbiamo visto in questi diciotto mesi, metta al primo posto dell’agenda politica le questioni del lavoro, e della smisurata crescita delle disuguaglianze sociali. Solo un governo politico che abbia questa ambizione potrebbe riuscire a contrastare il nazional-populismo.
Sarebbe una prima risposta, nel merito, a Salvini?
Sarebbe una risposta di difesa delle istituzioni democratiche, e al tempo stesso di attacco sulle questioni sociali ed economiche su cui oggi fa leva la propaganda salviniana.
Quanti sarebbero gli ostacoli su questo cammino?
Sono molti, l’asticella è alta. Ma è l’unica via praticabile. So bene che trovare una piattaforma comune fra M5S, Pd e LeU non sia facile, oggettivamente. Alle spalle ci sono anche mesi e mesi di polemiche, durissime e non di rado personali. Ma ripeto, è l'unica strada percorribile, se non vogliamo dare al paese l’idea che si stiano difendendo rendite di posizione parlamentari.
Per l’M5S si tratterebbe di una inversione a 180 gradi, rispetto a molti provvedimenti che ha contribuito a far approvare in questo anno e mezzo.
Certo l’M5S non può pensare semplicemente di cambiare partner di governo continuando a rivendicare, in toto, le scelte del governo Conte. Compreso l’ultimo, immondo, decreto sicurezza bis. Anche da lì si deve ripartire per un governo di discontinuità, non c'è altra strada.
Anche il Pd dovrebbe cambiare radicalmente linea politica, almeno nel rapporto con i pentastellati.
Con un pizzico di orgoglio, va ricordato che nel 2013 prima, e nel 2018 poi, noi siamo stati gli unici ad auspicare l’apertura di un dialogo di merito con l’M5S, per evitare la saldatura con la Lega di Salvini. Siamo stati derisi per questo, eppure oggi vediamo che i più critici del 2018 sono passati di colpo ad una posizione identica alla nostra. Evidentemente erano finiti i pop-corn.
Per sua esperienza, nella situazione attuale ci sono davvero le condizioni per la nascita di un governo politico in aperta discontinuità con il precedente?
Noi e il Pd abbiamo il dovere di cercare di verificare se ci sono le condizioni per un governo stabile, e non a tempo. Come in tutti gli accordi politici, se ognuno resta sulle proprie posizioni, non se ne esce. Nei 5Stelle ad esempio è auspicabile che prevalga una impostazione in discontinuità, e non uno sterile arroccamento. In parallelo, nel Pd deve prevalere il senso di responsabilità. Con la comprensione dei rischi, reali, che corre la democrazia rappresentativa.
Come faranno ad armonizzare le posizioni 5Stelle e Pd sulla Tav, solo per fare un esempio. Per giunta i pentastellati sono decisissimi ad andare avanti con la legge, costituzionale, di riduzione dei parlamentari. Su cui Salvini ha appena riaperto.
Per come la vedo, la Torino-Lione non vale i rischi che stiamo correndo sul piano della democrazia rappresentativa. Quanto alla riduzione dei parlamentari, noi abbiamo già denunciato, più volte, il pericolo del combinato disposto con la legge elettorale oggi in vigore, il Rosatellum. Solo una nuova legge elettorale proporzionale attenuerebbe, quantomeno, i forti effetti distorsivi della riforma. È uno dei primi temi da discutere con l’M5S.

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