COMMENTO

Fontana e Zaia perfetti cialtroni del terzo tipo

Dalla secessione al separatismo
MASSIMO VILLONEITALIA

Siamo alla rissa istituzionale, ed è una prima assoluta nella storia repubblicana. Gli attacchi aggressivi, le pretese arroganti dei presidenti fanno trasparire un separatismo nordista già in atto. Mentre gli italiani del Sud possono leggere come segnale di appeasement l’appello di Conte.
 Un troppo accorato appello del presidente del consiglio ai cittadini del lombardo-veneto e la sua reazione conciliante alla lettera di Fontana e Zaia. Ma restiamo ai dati.

A) Per lungo tempo le risorse pubbliche formate con le tasse di tutti gli italiani sono state orientate prevalentemente verso il Centro-nord, accrescendo la divaricazione strutturale con il Sud. Il dato è stato occultato, o falsamente giustificato con la rappresentazione di un Sud male governato e amministrato.
B) Le bozze di intesa cristallizzano o peggiorano la situazione in atto, attribuendo a tre regioni un privilegio sulle risorse in prospettiva irreversibile, insostenibile per la finanza pubblica e per la coesione nazionale.
C) Senza alcuna connessione con specificità del territorio regionale, le bozze frammentano la infrastrutturazione, materiale e immateriale, strategica per l’unità del paese, dalla scuola ai beni culturali alle autostrade. Spogliano altresì lo stato - oltre che delle risorse - dei poteri legislativi indispensabili per politiche di riequilibrio e di garanzia dell’unità e dell’eguaglianza dei diritti.
Un disegno – anche secondo organi tecnici non sospetti come l’Ufficio parlamentare di bilancio, il dipartimento affari giuridici e legislativi, la Corte dei Conti - incostituzionale e pericoloso per l’unità della Repubblica. Per garantire una analisi ragionata e attenta ai dati l’osservatorio permanente istituito dal dipartimento di giurisprudenza dell’università Federico II di Napoli aprirà i suoi lavori lunedì 29 luglio. Interverrà il vicepresidente Di Maio.

Per di più, è un disegno al di fuori del “contratto” di governo. Chi stipulava per una “rapida conclusione” poteva ragionevolmente intendere fosse volta a tradurre nelle intese i pre-accordi già firmati il 28 febbraio 2018. Né il contratto né i pre-accordi in esso richiamati fanno alcun cenno a regionalizzare integralmente la scuola pubblica e il suo personale; o a smantellare la potestà legislativa statale in materia di “norme generali sull’istruzione”; ovvero a regionalizzare l‘ambiente, le sovrintendenze, i porti, gli aeroporti, le ferrovie, le strade statali e le autostrade, la tutela e la sicurezza del lavoro, la previdenza integrativa, e persino le determinazioni sull’accesso dei lavoratori extracomunitari nella regione; o ancora a conferire al demanio regionale infrastrutture statali strategiche costruite con i soldi di tutti gli italiani. E l’elenco potrebbe continuare.
Tutto è stato costruito in segrete stanze dalla ministra Stefani, senza alcun indirizzo di governo o parlamentare, e persino senza interagire in corso d’opera con i ministri competenti per materia, cui ha solo - a cose fatte - chiesto osservazioni. Ha chiuso la porta alle altre regioni, a esperti, studiosi e forze sociali. L’autonomia disegnata nelle bozze d’intesa è riforma stravolgente mai discussa con chicchessia e nemmeno scritta nel “contratto”. Coperta dal segreto, traduce il secessionismo padano degli anni ’90 in un separatismo nordista.
Il problema è emerso in tutta la sua gravità solo quando il sito Roars ha pubblicato le bozze d’intesa. Che sia stata o meno guidata da un dolo connivente, Stefani vince in ogni caso per distacco la gara dei ministri incapaci. Piuttosto che impantanarsi in scambi inaccettabili o in una trattativa segnata da pregiudizi, il premier Conte dovrebbe ora azzerare tutto, riaprendo ex novo il confronto in tutte le sedi.

Per farsi coraggio, cerchi “cialtrone” nel vocabolario Treccani. Ha due significati. Il primo, persona spregevole, disonesta e scorretta nei rapporti con gli altri. Il secondo, persona sciatta, trasandata, che non ha voglia di fare nulla. Per Fontana, M5S di governo e Conte sono cialtroni del primo tipo, i meridionali del secondo. Ma esistono anche cialtroni del terzo tipo: quelli che vogliono vendere ai gonzi la fontana di Trevi. È il caso dei due presidenti di regione con l’autonomia in salsa leghista. A loro, e alla Stefani per meriti speciali, il terzo tipo calza a pennello.

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