SOCIETA

Il Viminale affila le armi, l’Alex confiscato

I NUOVI EFFETTI DEL DECRETO SICUREZZA BIS
ADRIANA POLLICELIBIA/ITALIA/LAMPEDUSA

Se l’Ong tedesca Sea Watch è stata la prima a sperimentare il decreto Sicurezza bis, la piattaforma Mediterranea sta subendo i maggiori effetti poiché la macchina dello stato ha studiato come aumentare gli effetti punitivi. Sabato il veliero Alex ha forzato il blocco imposto dal Viminale ed è entrato nel porto di Lampedusa. La Guardia di finanza si è mossa notificando il sequestro preventivo della nave. Domenica la procura di Agrigento ha convertito il sequestro in probatorio e ha inoltrato l’avviso di garanzia al comandante Tommaso Stella e al capomissione, il parlamentare di Sinistra italiana Erasmo Palazzotto, per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nonché resistenza e disobbedienza agli ordini di nave da guerra. Le stesse accuse mosse alla capitana di Sea Watch 3, Carola Rackete, e poi smontate dalla gip di Agrigento Alessandra Vella.
FIN QUI, IL DL SICUREZZA bis è entrato in gioco solo nella fase di notifica del divieto di ingresso. Ma, terminato il percorso della procura, arrivano i nuovi effetti della misura voluta dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Domenica notte ancora al capitano Stella e poi all’armatore Beppe Caccia sono state comminate le multe: oltre 16mila euro a testa (un terzo del massimo previsto) per essere entrati nelle acque territoriali senza autorizzazione. Sembrava finita lì invece ieri è arrivata una seconda contestazione. Studiando i tracciati, è risultata una precedente violazione dei confini, alle 9.30 di venerdì, così si configura la reiterazione della violazione con nuove multe: l’importo è salito a oltre 66mila euro ed è scattata la richiesta di confisca del veliero.
L’esperienza con la Sea Watch 3 ha evidentemente aguzzato l’ingegno: allora non si era arrivati alla confisca ma la macchina messa in moto dal Viminale si è fatta più furba. Da Mediterranea spiegano: «Eravamo fermi in mare con il motore spento e con il Gps che funzionava male. Siamo stati in contatto costante con i finanzieri che ci avvisavano quando ci avvicinavamo troppo alle acque territoriali, una cosa inevitabile visto lo scarrocciamento dovuto alle onde. Venerdì mattina ci hanno dato l’alert e siamo subito tornati indietro».
ANCHE I VOLONTARI hanno imparato dall’esperienza così sabato, prima di forzare il blocco, comandante e capomissione hanno firmato un esposto alla procura di Agrigento con tutti gli elementi utili a ricostruire l’intera operazione di salvataggio affinché siamo poi i magistrati ad accertare eventuali responsabilità. Del resto la gip Vella ha spiegato, nell’ordinanza relativa a Sea Watch 3, che le manovre della capitana erano giustificate perché aveva «agito in adempimento di un dovere. L’attività del capitano, di salvataggio di naufraghi, deve considerarsi adempimento degli obblighi derivanti dal complesso quadro normativo» nazionale e internazionale.
Mediterranea ieri ha commentato via social: «La Gdf ci ha contestato un ingresso accidentale dell’Alex nelle acque territoriali che sarebbe avvenuto venerdì mattina. Si tratta di un pretesto del tutto illegittimo, ma le conseguenze sono una seconda sanzione e il sequestro amministrativo del veliero. Se pensano di fermarci si illudono: stiamo già preparando i ricorsi e con il sostegno di tutti voi torneremo presto in mare».
MENTRE LA GUERRA del Viminale ai volontari va avanti, domenica notte sono arrivati a Lampedusa in 29 su due barchini. Ieri pomeriggio in 48 sono stati intercettati a poche miglia dall’isola. Salvini è tornato a chiedere pene esemplari per le Ong: «Mi interessa vedere cosa dirà la giustizia italiana, se verrà confermato il sequestro e se saranno indagati per favoreggiamento dell’immigrazione i responsabili di questi sbarchi». Da Mediterranea sono pronti a difendersi su due fronti. Dopo la querela contro Salvini presentata ad aprile, ne hanno preparata un’altra: «Il ministro vive in campagna elettorale, dove si può dire qualsiasi cosa tanto nessuno ti chiede mai conto - ha spiegato l’armatore Alessandro Metz -. Voglio arrivare a un processo in cui si verifichi se io sono veramente uno scafista, un trafficante, come mi ha appellato. Però vorrei che questa volta non scappasse dal processo».

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