SOCIETA

Infiltrazione mafiosa sul Morandi. I pm bloccano la Tecnodem

GENOVA
MICHELE PETRUZZOITALIA/genova

«Questa attività completa e conferma il quadro dell’attenzione degli organi deputati, sia in fase di prevenzione che di repressione, nei confronti dei soggetti legati alla criminalità organizzata». Così Francesco Cozzi, procuratore capo di Genova, ha commentato le due ordinanze di custodia cautelare di ieri, eseguite dalla Dia all’interno dell’indagine nei confronti della Tecnodem, ditta di Napoli coinvolta ed estromessa a maggio dai lavori di demolizione nel cantiere di Ponte Morandi.
Ad essere coinvolti sono due dei vertici dell’azienda. Ferdinando Varlese, amministratore di fatto della ditta, è stato ritenuto contiguo ad elementi inseriti in organizzazioni camorriste. Consiglia Marigliano è stata considerata prestanome nella stessa società. Dopo l’indagine lui si trova in carcere, lei ai domiciliari. Devono rispondere dell’accusa di intestazione fittizia di beni, aggravata dalla finalità di agevolare l'attività della camorra.
Ferdinando Varlese dopo l’estromissione dal subappalto si era attivato per formare una nuova società, costituita da congiunti o da persone fidate.
Le indagini erano state avviate già all’inizio dei lavori di demolizione, insieme agli accertamenti amministrativi. Le due ordinanze di custodia cautelare prendono avvio dall’indagine diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Genova.
«Intorno alla demolizione del ponte Morandi ballano cifre consistenti e quindi è evidente che ci sia un interesse da parte della criminalità organizzata. Ma si tratta di un cantiere così pubblicizzato e controllato che non dovrebbero nemmeno provarci». Questo il commento di Mario Mettifogo, colonnello della Dia di Genova.
Inoltre sulla vicenda sono intervenuti anche i sindacati, attraverso una nota congiunta:
«Purtroppo dobbiamo constatare che si sta verificando quanto già denunciato dal sindacato rispetto alle deroghe sugli appalti: nell'urgenza di procedere con i lavori per riportare la città alla normalità nel più breve tempo possibile, nel Decreto Genova è stata inserita un deroga alle norme sugli appalti, e questa deroga ha permesso che infiltrazioni malavitose si inserissero nelle lavorazioni dell'appalto pubblico».
I sindacati spiegano poi la loro preoccupazione, mettendo in guardia il governo e sostenendo che la situazione rischia di ripetersi, per via dello Sblocca Cantieri, «la nuova normativa voluta dal governo che supera in modo sbagliato il Codice degli appalti».

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