INTERNAZIONALE

Nuove rivelazioni: Moro aizzava le tv contro Lula

BRASILE
CLAUDIA FANTIbrasile

Il ministro Sérgio Moro dovrà stare molto attento alle cose che dirà. Perché l'avvertimento di Glenn Greenwald, il co-fondatore del sito The Intercept, è stato chiarissimo: «Ad ogni sua menzogna, noi pubblicheremmo la prova che sta dicendo il falso».
Così, dopo l'intervista concessa venerdì all'Estado de S. Paulo - in cui l'ex giudice simbolo dell’inchiesta Lava Jato provava a scagionarsi definendo «assolutamente normale» la condivisione di informazioni con i pm e negando qualsiasi suo contributo all’elaborazione della strategia dell'accusa - è subito uscito un altro esplosivo scambio di messaggi privati. Era il 10 maggio del 2017 e Lula aveva appena rilasciato la sua prima deposizione nel processo sul caso dell’appartamento di Guarujá. Quindi, all'uscita dal palazzo di giustizia, aveva attaccato il giudice, la Lava Jato e la Rede Globo e annunciato di fatto la sua candidatura alla presidenza del Brasile. È in mezzo al clamore mediatico sollevato da tali eventi che Moro manda su Telegram un messaggio al procuratore Carlos Fernando dos Santos Lima, chiedendogli un parere sull’interrogatorio. «Penso che sia andato molto bene», gli risponde quest’ultimo, evidenziando come Lula fosse «incorso in molte piccole contraddizioni» e avesse «evitato di rispondere a diverse cose», per quanto tale aspetto potesse forse non essere «ben compreso dalla popolazione». E Moro rilancia, prima sottolineando come la stampa non sia in effetti «molto attenta ai dettagli» e poi suggerendo una precisa strategia diretta a influenzare la copertura giornalistica dell’evento a discapito dell’imputato che egli era chiamato a giudicare: «Forse domani dovreste divulgare una nota per chiarire le contraddizioni della deposizione». Perché, aggiunge, «la difesa ha già fatto il suo piccolo show». E sì che solo poche ore prima, all'inizio dell'interrogatorio, Moro aveva voluto rassicurare Lula sul fatto di non nutrire verso di lui alcun risentimento. Di più: «Voglio anche chiarire - aveva aggiunto - che a rappresentare l’accusa è il pubblico ministero e non il giudice. Io sono qui per ascoltarla ed emettere un giudizio alla fine del processo». Al suggerimento di Moro, il solerte Santos Lima scatta sull'attenti: «Si può fare. Ne parlerò con gli altri». E si mette subito all’opera, prima interrogando gli addetti stampa del pubblico ministero federale sull’opportunità di concordare un’intervista con la Globo sull’interrogatorio all'ex presidente, poi trasmettendo la sua conversazione con Moro a Deltan Dallagnol. Il quale, a sua volta, si attiva immediatamente, discutendo su Telegram con i pm della Lava Jato di un’eventuale nota per «segnalare le contraddizioni della deposizione» e così «controbilanciare lo show della difesa».
La richiesta di Moro, neanche a dirlo, viene accolta: la nota diffusa alla stampa, oltre a respingere un argomento dei legali di Lula, accenna alle «contraddizioni» dell'ex presidente, imputandogli senza alcun fondamento persino il tentativo di accusare la moglie defunta. Un colpo basso, quest'ultimo, sollecitato proprio da Santos Lima, che aveva esortato a puntare «dritto alla giugulare dell'ex presidente».
Interpellato da Intercept, il ministro Moro - che nel frattempo, a proposito di un altro scambio di messaggi, aveva riconosciuto di aver commesso «una disattenzione» indicando una pista di indagine ai pm - si è rifiutato di commentare «presunte conversazioni, ottenute attraverso la criminale invasione di hacker, che possono essere state adulterate». 
C. F.

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