INTERNAZIONALE

Corruzioni impunite e astensionismo choc nel voto in Guatemala

Alle urne solo il 30% degli aventi diritto: al ballottaggio vanno l’ex first lady Sandra Torres e il conservatore Giammattei
CLAUDIA FANTIguatemala

Tra scandali di corruzione e un dilagante astensionismo (quasi al 70%), il primo turno delle elezioni in Guatemala, tra le più screditate della storia del paese, ha rispettato i pronostici: a scontrarsi al ballottaggio, l’11 agosto, saranno la socialdemocratica Sandra Torres, della Unidad Nacional de la Esperanza, che ha ottenuto circa il 25% dei voti, e Alejandro Giammattei, candidato del partito conservatore Vamos, che ha totalizzato 11 punti in meno.
LA PRIMA, EX MOGLIE dell’ex presidente Álvaro Colom, aveva già fatto discutere la popolazione guatemalteca all’epoca del suo divorzio nel 2011, interpretato come una manovra per potersi candidare alla presidenza. Accusata di aver ricevuto fondi illeciti per la campagna elettorale del 2015, quando venne sconfitta dall’attuale presidente Jimmy Morales, è stata tuttavia risparmiata dalla Corte suprema di giustizia.
La stessa che ha invece escluso dalla competizione elettorale la ex procuratrice generale Thelma Aldana, icona della lotta alla corruzione, per i presunti reati di peculato ed evasione fiscale: accuse considerate dalle organizzazioni della società civile come una rappresaglia per le sue denunce contro alti funzionari, imprenditori e giudici.
Il secondo classificato, il chirurgo Alejandro Giammattei, già direttore del sistema penitenziario guatemalteco tra il 2005 e il 2007, era stato arrestato nel 2010 - dopo aver invano tentato di ottenere asilo politico in Honduras - con l’accusa di aver orchestrato l’esecuzione di sette detenuti del carcere di Pavón, durante un’operazione diretta a riportare l’ordine nel penitenziario. Rimesso in libertà 10 mesi dopo senza essere processato, Giammattei è alla sua quarta candidatura presidenziale, per la quale si è preparato con proposte come quella di «un muro economico di prosperità e di lavoro» per frenare l’emigrazione verso il Messico e gli Stati uniti.
SARÀ DUNQUE UNO DI LORO a prendere il posto di Jimmy Morales, il quale, deciso a passare alla storia come il miglior presidente del Guatemala, sarà al contrario ricordato come uno dei più odiati: capace persino, una volta raggiunto da accuse di malversazione, di porre fine unilateralmente all’accordo con la Cicig, la Commissione internazionale contro l’impunità che in 11 anni aveva inferto colpi durissimi alla corruzione nel paese.
Per quanto la decisione del presidente sia stata poi ribaltata dalla Corte costituzionale, è certo che per la Cicig, sostenuta da oltre il 70% della popolazione, non ci sarà alcun futuro: né Torres né Giammattei hanno infatti manifestato la minima intenzione di rinnovare l’accordo, in scadenza a settembre.
UNICO SEGNALE POSITIVO, il buon risultato ottenuto dalla candidata indigena del Movimiento para la liberación de los pueblos Thelma Cabrera, giunta quarta con circa il 10,5% dei voti. Se in un paese che registra ancora alti livelli di apoliticità tra la maggioranza indigena non c’era forse da aspettarsi molto di più, la sua proposta di convocazione di un’assemblea costituente finalizzata alla creazione di uno Stato plurinazionale con autonomie territoriali è destinata però a restare ancora a lungo un sogno.

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