POLITICA

Il centro destra ripristina i «vitalizi», il pd insegue e isola Zedda

REGIONE SARDEGNA, IL PROGETTO PREVEDE UN ASSEGNO MENSILE AI CONSIGLIERI
COSTANTINO COSSUitalia/sardegna

«Vitalizi». La parola è esplosiva. Perché intorno ad essa si è combattuta una battaglia parlamentare aspra che ha portato all’abolizione della rendita riconosciuta ai parlamentari, dal primo gennaio calcolata secondo il metodo contributivo e quindi equiparata, in sostanza, a una pensione. Chiusa la partita romana, a cascata si è trattato di adeguare il sistema anche a livello regionale.
Alcune norme inserite nella legge di bilancio nazionale e un testo definito ai primi dell’anno dalla Conferenza Stato-Regioni hanno fornito risorse finanziarie e riferimenti normativi per riconvertire secondo il metodo contributivo anche i trattamenti di fine mandato riconosciuti ai consiglieri regionali. Un sistema giuridicamente ibrido, in realtà, per effetto del quale quelle che erano a tutti gli effetti rendite sono state, di fatto, equiparate a un trattamento pensionistico.
La Conferenza Stato Regione ha anche dato una scadenza alle autonomie locali per compiere questo passaggio: il 30 giugno. E la Regione Sardegna, amministrata da una giunta di centrodestra, in vista della scadenza s’è mossa. Il presidente del Consiglio regionale, il leghista Michele Pais, ha presentato una proposta di legge. Il testo fissa un assegno mensile che i consiglieri potranno riscuotere, al compimento dei 65 anni di età, se rimasti in carica per i cinque anni di una legislatura.
La cosa, però, non è passata senza conseguenze. Ad accendere il fuoco della polemica è stato Massimo Zedda, ex sindaco di Cagliari e candidato del centrosinistra alle elezioni regionali dello scorso febbraio, vinte da Christian Solinas, leader a capo di una colazione che vedeva insieme Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Partito sardo d’azione (di cui Solinas è il segretario). Secondo Zedda la proposta di legge di Pais «mira alla reintroduzione, comunque la si voglia chiamare, dei vitalizi». «Ed è davvero indicativo - scrive Zedda nel post Facebook che ha fatto scoppiare il caso - che il primo atto legislativo della giunta di centrodestra sia proprio questo. Non la continuità territoriale tra la Sardegna e la penisola, non i problemi del lavoro: dopo tre mesi di inattività passati a trovare un accordo spartitorio per gli assessori, la prima legge è per le pensioni dei consiglieri».
Domenica a Cagliari si vota per l’elezione del sindaco e Zedda ricorda che tra i firmatari della proposta Pais c’è il candidato del centrodestra alle comunali, ex consigliere regionale per Fratelli d'Italia, Paolo Truzzu. Un motivo in più, dice Zedda, per preferire a Truzzu la candidata del centrosinistra, Francesca Ghirra, ex assessora all'Urbanistica della giunta comunale guidata dallo stesso Zedda ed esponente di punta, in Sardegna, di Campo progressista.
Con Zedda si è schierato il Movimento Cinquestelle. L’ex candidato del centrosinistra alle regionali si aspettava anche l’appoggio del Pd. Che però non c’è stato. In una nota firmata dal capogruppo Pd in consiglio, Gianfranco Ganau, si legge che i dem «respingono ogni tentativo di strumentalizzazione sul tema in questione e ricordano che il nuovo modello è caratterizzato in realtà dalla riduzione dei vitalizi agli ex consiglieri e dall'introduzione del sistema Fornero per il futuro». «Modello - aggiunge la nota - che è stato approvato dall'attuale governo nazionale e sottoscritto dalla Conferenza Stato-Regioni, oltreché dalla Conferenza dei presidenti dei consigli regionali».
Insomma, la stessa posizione di tutto il centrodestra. Se oggi la proposta di Pais andasse in aula, voterebbero contro solo i consiglieri che fanno capo a Zedda (Campo progressista e Leu) e quelli M5S.

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