VISIONI

La passione del palcoscenico, il divertimento della tv

ADDDIO A VALERIA VALERI, PROTAGONISTA NEL TEATRO DEL DOPOGUERRA
CRISTINA PICCINOITALIA/ROMA

L’Italia televisiva degli anni Sessanta ha imparato a conoscerla col Giornalino di Gian Burrasca, diretto nel 1964 dal prossimo premio Oscar alla carriera Lina Wertmuller. Valeria Valeri è la mamma di Giannino Stoppani, il ragazzino terribile nato dalla penna di Vamba, ovvero Luigi Bertelli, all’inizio del secolo scorso. Nei panni dello scatenato ragazzino, detto appunto «Gian Burrasca» c’era Rita Pavone, mentre a interpretare il padre era stato chiamato Paolo Ferrari che Valeri ritroverà a teatro in molti spettacoli negli anni Ottanta. Perché l’attrice, nata a Roma come Valeria Tulli, l’8 dicembre del 1921, e morta ieri, prima del piccolo schermo che frequenterà assiduamente - a differenza del cinema più sporadico nella sua esperienza professionale anche se come doppiatrice ha prestato la voce tra le altre a attrici come Julie Andrew, Natalie Wood, Anne Bancroft - aveva debuttato proprio sul palcoscenico teatrale, sin dagli anni Quaranta, affermandosi come una delle presenze «storiche» nel dopoguerra italiano. E al teatro rimarrà sempre legata continuando a essere in scena fino al 2016 (Love letters insieme a Giancarlo Zanetti)
Dopo avere rifiutato un posto da annunciatrice radiofonica a 22 anni, inizia a recitare. Negli anni ’50 è accanto a Gino Cervi e Andreina Pagnani (L'albergo dei poveri di Gorkij, Harvey di Mary Chase, I figli di Edoardo, Il mercante di Venezia), ma il passaggio decisivo per la sua carriera avviene nel ’58, quando entra nella a Compagnia Attori Associati accanto a Ivo Garrani, Giancarlo Sbragia e Enrico Maria Salerno col quale ottiene i primi successi importanti come Sacco e Vanzetti e che sarà a lungo il suo compagno e il padre della figlia Chiara. Nel ’68, insieme a Salerno, ritorna in tv, con La famiglia Benvenuti - 13 episodi di Alfredo Giannetti - quasi un prototipo della fiction di oggi - continuando poi a attraversare l’evoluzione del genere fino a Un medico in famiglia.
La cifra che Valeria Valeri sembrava avere scelto era la commedia, e chi ha lavorato con lei ne ricorda «la risata e la libertà». Ironica, brillante, aveva il talento di trovare il tono giusto per ogni personaggio con classe e con discrezione. 
C.PI.

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