VISIONI

Un punto di vista «fantastico» sulla realtà

Il Palmarès
CRISTINA PICCINOfrancia/cannes

È un bel Palmares, e politico nella sua accezione migliore, quello della giuria di Alejandro Inarritu, in cui per una rara volta a vincere e con dichiarazione di «unanimità» la Palma d’oro è uno dei film del cuore dei festivalieri, Parasite del regista coreano Bong Joon-ho, fiaba nera sulla ferocia del capitalismo che in Italia vedremo grazie a Academy Two, distributore anche di un altro film premiato – e amatissimo sulla Croisette – It Must Be Heaven di Elia Suleiman. Certo ci sono delle assenze importanti, a cominciare da Il traditore di Marco Bellocchio, e Favino per la sua interpretazione poteva essere una Palma d’oro al migliore attore anche se Antonio Banderas «doppio» di Almodovar –che peraltro è stato uno dei grandi favoriti sino all’ultimo – era uno dei nomi quasi certi sin da subito. Anche perché il regista italiano è come pochi tra gli autori che continuano a mettersi in discussione film dopo film, una caratteristica che ben risponde a quanto affermano questi premi.
Avrei anche preferito Adele Haenel in Portrait d’une jeune fille en feu all’enigmatica (e gelida) Emily Beecham di Little Joe – il nuovo film di Jessica Hausner – così come il film di Céline Sciamma ha una intelligenza e passione di mise en scene che vanno oltre la premiata sceneggiatura, e se Bacurau conferma il talento del suo regista, Kleber Mendonca Filho – che firma il film insieme a Juliano Dornelles - nell’uso di un genere reinterpretato «sovversivamente» meno funziona la stessa miscela di Les Miserables di Ladj Ly.
Ma sappiamo che un Palmares è un equilibrio delicato, questo - è la ragione della sua riuscita - dimostra soprattutto il desiderio di scommettere sul futuro del cinema valorizzando i giovani talenti, buona parte dei premiati fino a Mati Diop che con il suo magnifico Atlantique ha conquistato il Gran Prix ma anche quei «veterani» della Croisette come i Dardenne (Le Jeune Ahmed) o lo stesso Suleiman vicini nella ricerca di un’immagine che interroga se stessa per narrare il mondo da un punto di vista mai prevedibile. In quel confronto coi sentimenti del contemporaneo che ha attraversato la selezione, i film premiati cercano di restituire la realtà in una dimensione fantastica, nella poesia e nel grottesco, nell’invenzione di linguaggi, di forme, nei generi, in un gesto del filmare che non è mai fine a se stesso. È il senso del cinema, ciò che lo rende vivo e necessario.

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