POLITICA

Conte a Norcia «per vedere i lavori» fantasma

SISMA 2016
MARIO DI VITOitalia/Norcia (Perugia)

Arrivato a Norcia per discutere con i sindaci dei borghi distrutti dal sisma del 2016, Giuseppe Conte è stato accolto da una cinquantina di persone in aperta contestazione. «Ciarlatani», «il tempo è scaduto», «basta chiacchiere», gli slogan scanditi e scritti sugli striscioni, che in molti casi riportavano l’effigie del Pinocchio della Disney, già esposto sabato, quando i terremotati hanno manifestato in piazza Montecitorio a Roma.
Il premier, accompagnato dal sottosegretario Vito Crimi, ha deciso di non far finta di non vedere la protesta e si è avvicinato alla piccola folla per cercare di placare gli animi. Ha parlato per lo più di problemi «ereditati» e ha annunciato che prestissimo arriverà una svolta. Gli stessi concetti sono stati espressi poco dopo ai sindaci. Nel famigerato Sblocca cantieri saranno inseriti alcuni emendamenti che vengono preannunciati come risolutivi. A chi gli domandava se il suo governo non avesse un po’ dimenticato il Centro Italia ferito, il premier ha risposto che «non abbiamo mai distolto l’attenzione ma dobbiamo fare molto di più. Nella fase della ricostruzione siamo ancora lenti: dobbiamo accelerare». Nulla di nuovo sotto al sole: in quasi tre anni la ricostruzione è stata mille volte annunciata e mille e una volta rinviata, le abitazioni ricostruite si contano praticamente sulle dita di due mani. Così, non avendo nulla di concreto da presentare, Conte ha sostenuto di essere venuto nel cratere «a vedere come procedono i lavori». Quali lavori? Non si sa, però in molti hanno apprezzato il fatto che il premier almeno si sia presentato.
Sembra passato un secolo dalla campagna elettorale dell’anno scorso, quando tra le macerie si incontravano più candidati che terremotati, tutti con la loro bella lista di mirabolanti promesse. Quasi nessuno è venuto a chiedere il voto per le europee, anche perché c’è grande consapevolezza che l’accoglienza non sarebbe delle migliori. Al centro del mirino di molti c’è Salvini, che alle politiche ha fatto il pieno di consensi sull’Appennino: adesso però il leader leghista non appare più particolarmente interessato alle sorti della 95enne sfrattata Peppina Fattori, e deve anche aver perso la felpa con scritto Visso (da qui una battuta che gira molto: «Chi l’ha Visso?»). La ricostruzione, d’altra parte, è una partita che sta gestendo quasi da solo l’M5S, sia con Crimi sia con il commissario Piero Farabollini, figura peraltro sgradita a molti sindaci che sostengono di fare una gran fatica a contattarlo. Lo scontento e l’insoddisfazione sono palpabili. C’è però chi si inventa modi nuovi per resistere. Un video apparso su Facebook la settimana scorsa ha annunciato che braccia anonime hanno seminato grandi quantità di cannabis qua e là per il cratere. «Una pianta per l’autodeterminazione dei popoli terremotati - spiega una voce robotica a commento del filmato -. Canapa e non margherite per meglio scuotere l’opinione pubblica. Quando le piante svetteranno, forse qualcuno si chiederà se quello che è stato fatto è giusto, e soprattutto speriamo che si chiederà cosa non è stato fatto».
m. d. v.

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