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Ackermann centra il bis, sul Giro nubi gonfie di pioggia e di sospetti

Giro d’Italia, tappa 5
TOMMASO NENCIONIITALIA

Ci si lascia alle spalle l’agro romano e ci si avvia verso quel poco di Sud che il Giro ci riserva, nel breve tragitto (150 km) di questa quinta tappa da Frascati a Terracina. A casa Carapaz si sarà festeggiato ieri, quattro mura basse che si aprono su un prato e un cielo infiniti ai bordi della parrocchia andina di El Carmelo, Ecuador del nord. Da festeggiare qualcosa ha pure la maglia rosa Roglic, che, già il più in forma ai nastri di partenza, ha visto lievitare il suo vantaggio sui rivali diretti a oltre mezzo minuto, tra prove-monstre sul San Luca e accidenti altrui. Un vantaggio che non può che crescere in questo interregno che precede le grandi montagne, per via della cronometro di domenica tra Riccione e San Marino. Con l’eccezione, forse, della due giorni negli abruzzi, posto per sorprese e imboscate ce n’è poco. Cairo, per Rcs, vorrebbe più coinvolgimento delle istituzioni per sviluppare il Giro, sul modello del Tour: «Sarebbe bello che a premiare il vincitore fosse Mattarella». Ottimo, purché il Giro preservi la sua specificità dovuta a percorsi più bizzosi.
Cresce, a occhio, l’affollamento della gente per le strade, e questo è il regalo più bello che fa la corsa al Paese e il Paese alla corsa. Ma cresce soprattutto il nervosismo in gruppo. La distrazione di ieri di Puccio è risultata fatale a Dumoulin: due pedalate e a casa, il Giro perde il favoritissimo della vigilia. Yates, Lopez e Nibali («Non ho idea di come ho fatto a rimanere in piedi»), in quest’ordine, ancor di più si trovano a rincorrere. Non bastasse questo, si riaffaccia pure il doping, compagno indesiderato che si sperava aver seminato per la strada. L’Uae ha messo alla porta Molano, mentre dall’Austria si torna a parlare dell’operazione Aderlass, salasso in tedesco, con richiamo alla pratica scorretta dell’emotrasfusione. Agli ultimi mondiali di sci nordico gli inquirenti austriaci avevano fatto tremare tanti big, e pure nel ciclismo è arrivata puntuale la mazzata: fuori Koren dalla corsa (gregario di Nibali), appartato pure Petacchi dalla Rai. Speriamo di non doverci tornare sopra, ma la sensazione è quella opposta.
Per tornare in gruppo, sul traguardo fradicio di Terracina Viviani c’è ma non si vede e non accenna neppure la volata. Si invertono allo sprint i ruoli di Fucecchio, con Gaviria che parte lungo e Ackermann a ruota. Ma cambiando l’ordine non cambia il risultato, perché il tedesco sfreccia accanto al colombiano e lo batte di mezza ruota. Tra tanti sospetti ora si aggiunge anche quello che in volata sia lui il più forte.

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