INTERNAZIONALE

Stop ai negoziati con la giunta militare

SUDAN, I MANIFESTANTI NON SI FIDANO DEI GENERALI
MARCO BOCCITTOsudan/Khartoum

Da ieri sono fermi i colloqui tra i rappresentanti della protesta che dallo scorso dicembre scuote il Sudan e il Consiglio di transizione militare (Tmc) che ha deposto dopo 30 anni di potere il presidente Omar al Bashir - incarcerato insieme ai membri più impresentabili della sua cerchia - ma non sembra per ora accettare l’idea del pieno passaggio di consegne a un governo civile.
Le forze coalizzate nel blocco Freedom and Change (Libertà e cambiamento) - che oltre a Sudan Call, cartello dei partiti di opposizione, comprende i soggetti più trainanti della società civile, a cominciare dalla Sudanese Professionals Association che è fatta di medici, avvocati e operatori vari - accusano la controparte di voler restaurare il vecchio regime a trazione militar-islamista. Il generale Omar Zain al Abdin, a capo del Comitato politico di cui si è dotato la giunta, è considerato troppo vicino al passato regime per risultare credibile.
«I militari vogliono che sediamo con loro, e con i membri del vecchio partito di governo, il National Congress Party, così da potersi presentare come parte del cambiamento», sostiene il rappresentante del partito Baath, Mohamed Dia. Una posizione su cui sembra convergere l’Unione africana: il capo della commissione Moussa Faki al termine della sua visita di due giorni a Khartoum ha ribadito l’urgenza di una «transizione condivisa» e del trasferimento del potere a un governo «a guida civile».
I militari domenica hanno provato a rompere l’assedio con la perquisizione-show nell’abitazione dell’ex presidente, dove sarebbero stati rinvenuti 7 milioni di euro, 350 mila dollari e 5 miliardi di lire soudanesi, per un valore totale di 100 milioni di euro. Ora al Bashir è accusato anche di riciclaggio.
Ma nonostante l’energico repulisti avviato, che ha portato in carcere tra gli altri anche suo fratello, ci sono ancora personaggi controversi, organici al vecchio regime e di orientamento troppo islamista, che siedono nella giunta. Il responsabile per le relazioni esterne di Sudan Call, Yasir Arman, è tornato a chiedere la rimozione di tre generali, compreso lo stesso Omar Zain al Abdin, come condizione preliminare per la ripresa dei negoziati.
Nella sua prima intervista tv dopo il golpe il capo della giunta, Abdel Fattah al-Burhane, è tornato a rassicurare i sudanesi sulle sincere intenzioni democratiche dei generali che hanno preso il potere. In suo soccorso è arrivato l’annuncio congiunto di Arabia saudita ed Emirati arabi uniti di una colletta da 3 miliardi di dollari. in parte liquidi in parte in aiuti che comprendono anche prodotti petroliferi, visto che il Sudan dopo la nascita del Sud Sudan ha perso gran parte dei suoi giacimenti.
La notizia è stata subito metabolizzata dai manifestanti che dallo scorso 6 aprile mantengono alta la pressione sull’esercito con un sit in partecipatissimo nella capitale, di fronte alla sede delle Forze armate: «Per favore - gridavano ieri -, tenetevi i vostri soldi». 
M. BO.

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