POLITICA

«Carfagna candidati». E Forza Italia va in tilt

EUROPEE, SCONTRO TRA «ANTISALVINIANI» E «SALVINIANI»
ANDREA COLOMBOITALIA

L’accusa è di quelle da corte marziale: «Golpe contro il partito, blitz per rottamare Berlusconi». Chi sia ad accusare di tali crimini Mara Carfagna però non si sa. Le agenzie parlano di «un big di Fi», il che per la verità fa un po’ corvo e lettera anonima. Ma il livello delle accuse e il ricorso ai colpi bassi basta a denotare quanto alta sia la tensione all’interno del partito azzurro.
La vicenda parte dalla richiesta di candidarsi rivolta a Carfagna da due parlamentari, Occhiuto, calabrese, e Russo, campano. A motivare l’appello, sostengono i due in evidente rappresentanza di aree vaste del partito nel sud, la preoccupazione per la sorte di re Silvio. Si è candidato. Si è esposto. Rischia di persona. Ma con in campo un certo numero di signori o almeno signorini delle tessere rischia di non bastare proprio nella circoscrizione in cui Fi è più forte. Servirebbe un traino femminile decisivo, in base alla norma che impone di votare un uomo e una donna. La realtà è probabilmente meno disinteressata. I leader locali sanno di rischiare il tonfo e sanno che, soprattutto in Campania, nessuno è in grado di portare voti come Mara Carfagna.
La vicepresidente della camera non si tira indietro: «Se il partito lo ritiene utile sono a disposizione. Come sempre». Un nanosecondo dopo parte la bordata anonima, che nei corridoi forzisti viene attribuita a Licia Ronzulli. Forse è vero, forse no. Ma certo la cosa avrebbe senso. Mara Carfagna e Ronzulli sono i principali punti di riferimento di due schieramenti che, nel partito che ha egemonizzato a lungo la politica italiana, si combattono senza esclusione di colpi: gli «antisalviniani» e i «salviniani».
Mara Carfagna insiste forse più di chiunque altro per prendere le distanze non solo dall’egemonia del capo leghista ma dalla sua intera cultura, proponendo invece una direzione opposta, liberale, attenta ai diritti. Tanto da provocare la sdegno di chi, come Elisabetta Gardini, ha abbandonato il partito definendolo «ormai di centrosinistra». Lucia Ronzulli campeggia sulla sponda opposta. Mira a evitare la scissione guidata da Giovanni Toti per dar vita alla «seconda gamba» del centrodestra assegnando all’intera Forza Italia, con la benedizione dello stesso Berlusconi, quel ruolo.
L’intera area antisalviniana, da Brunetta a Malan, fa scudo a Carfagna lodandone la disponibilità a mettersi in gioco. Lei fa sapere che «deciderà il partito». Ma perché il partito decida di cambiare prima della presentazione liste già chiuse restano poche ore. Nelle quali il ruolo di regista lo giocherà un Berlusconi convinto che le liste non funzionino e che sia necessario intervenire drasticamente per rafforzarle. La sua idea sarebbe mettere in campo non solo Mara ma anche le capogruppo Bernini e Gelmini, anche loro, peraltro, schierate alla testa del fronte antisalviniano. Che finisca davvero così è difficile, non impossibile. Di certo dopo le elezioni l’esplosione del partito di Berlusconi è ormai quasi certa. E sul come andrà peserà molto proprio l’esito del voto.

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