VISIONI

L’Europa, la Nouvelle vague, l’arte conversazione su France culture

JEAN-LUC GODARD
REDAZIONEfrancia

«Si sono tutti sbagliati. L’Europa esiste, non c’è bisogno di farla ’sovra-esistere’ con degli accordi o dei trattati. Tutte queste parole hanno però un valore altamente simbolico. potrebbe essere semplicemente un po’ meno stupido se non si confondessero lingua e linguaggio. Il cinema grazie alla sua esistenza permette di vicvere e di pensare tutto questo senza nuocere agli altri». Il passaggio fa parte di una lunga conversazione tra Jean-Luc Godard e la giornalista di France Culture Olivia Gesbet, proposto all’interno del programma «La Grande Table», e realizzato in occasione della messa in onda di Le livre d’image su Arte il prossimo 24 aprile - il film sarà disponibile su Arte.tv fino al 22 giugno.
Nella lunga conversazione il regista, che ha presentato il film per la prima volta lo scorso anno al Festival di Cannes - dove era in concorso ed è stato premiato con una Palma d’oro speciale - tocca diversi temi. La Nouvelle vague: «Quei tre, quattro ragazzi che erano là scoprivano che c’era un continente di cui nessuno gli aveva parlato ... Ricordo gli stati generali del cinema nel 1968, stavo un po’ in disparte, osservavo, e dopo cercavo di fare le mie cose. Lavoravo come qualcuno che inizia a cucinare per prepararsi da mangiare e pian piano scopre che si possono cambiare gli ingredienti». Le parole: «Mi mancano adesso con l’età, ma non sono lontane, sono sempre là quando servono. È normale che mi manchino visto che faccio cinema ...».
E poi gli archivi, l’archeologia delle immagini, l’arte, il concetto di autore: «Un tempo l’autore era lo sceneggiatore, il fabbricante del testo. Per legge non sono io l’autore di Fino all’ultimo respiro ma è Truffaut visto che avevo ripreso una sua vecchia sceneggiatura. A un certo punto gli ho anche chiesto di cedermela però non poteva: in Francia è un diritto inalienabile. In Le livre d’image ci sono molti autori che sono stati riuniti da un amico».

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