VISIONI

Rustin Man, canzoni ai confini del sogno

ROCK
NAZIM COMUNALEITALIA

Ci si avvicina a questo primo disco solista di Paul Webb come Rustin Man ancora scossi dalla morte recente di Mark Hollis, con cui il polistrumentista aveva condiviso l’esperienza Talk Talk in veste di bassista. Suona proprio come uno di quei numeri di sparizione nelle brume d’Inghilterra Vanishing Heart: riemergono memorie del capolavoro firmato diciassette anni fa con Beth Gibbons, Out of Season. Siamo proprio fuori dal tempo, in una stagione remota e imprendibile, al crocevia tra vaghissimo ed inesorabile blues, gospel sghembi, canzoni che vengono da un altrove imprecisato, sempre velate da una patina di sogno, lievemente allucinate, graziate da un tocco delicato e cruciale.
NOVE TRACCE capaci di disegnare un posto dove si incontrano lo spleen nero di Nina Simone, le armonie vocali dei Beach Boys e polline di psichedelia beatlesiana. Oppure cinematografici soul orchestrali su minime figure di piano, visioni domestiche e wyattiane, tensioni verso un sole destinato a sparire. Perché la festa è finita, non ci interessa il dress code. Siamo chiamati alla deriva. Un altro lavoro toccante,necessario, prezioso.

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